Impossibile chiedere di più. La Roma torna a vincere dopo l’euro-sconfitta contro l’Atletico Madrid e il pareggio in campionato contro il Genoa; spreca poche energie in vista della gara di martedì contro il Qarabag, che vale la qualificazione agli ottavi di Champions League e almeno 15 milioni di euro; riporta Dzeko al gol (gli mancava in campionato dal 1° ottobre, Milan-Roma 0-2) e infonde fiducia a Pellegrini, che stava passando un periodo buio, cancellato dalla sua prima rete in maglia giallorossa; riceve buone vibrazioni da Schick, che entra nella ripresa e mostra una promettente intesa con Florenzi. La cosa più importante, guardando la classifica adesso molto corta, è il risultato di Napoli che riapre per tutti speranze di scudetto.
La Spal, all’Olimpico, aveva pareggiato nella prima giornata di campionato contro la Lazio e, tra le neopromosse, è sicuramente quella che fin qui si è comportata meglio. La partita degli emiliani, però, è durata dieci minuti, cioè fino all’espulsione di Felipe. Il difensore ha strattonato Dzeko, appena fuori dall’area di rigore: chiara occasione da gol, perché il bosniaco era davanti all’avversario e gli altri difensori della Spal non potevano più raggiungere il giallorosso. Un caso classico, ma per l’incerto Abisso c’è voluto l’aiuto della Var. C’è stato un check anche per il secondo gol giallorosso (segnato da Strootman), con El Shaarawy che è parso in fuorigioco millimetrico: la Var, almeno così è stato insegnato, può intervenire solo in caso di errore evidente e questo non lo è stato considerato. Il responsabile dell’area tecnica della Spal, Davide Vagnati, si è molto lamentato («Non siamo in serie A per pettinare le bambole») ma l’espulsione di Felipe, che è stata la vera svolta, è stata corretta.
Con El Shaarawy sulla fascia sinistra e Schick sulla destra, subentrato a un fumoso Cengiz, la Roma ha giocato una variante che può diventare importante in futuro: due giocatori più vicini a Dzeko e i corridoi «riempiti» da Florenzi e Kolarov, che gradiscono avere più spazio davanti a loro. Difficile dire se sia uno schieramento replicabile contro tutte le avversarie, sicuro invece che, così, si alzi il livello tecnico della squadra.
Di Francesco ha alternato, nel dopo gara, bastone e carota: «Abbiamo tirato in porta 37 volte e sicuramente tre gol sono pochi. Possiamo fare molto meglio, dobbiamo concretizzare di più: abbiamo lasciato due punti a Genova, però abbiamo ripreso subito il cammino. Mi girano un po’ le scatole per il gol preso, perché in ogni gara regaliamo un’ingenuità agli avversari. La squadra c’è, ma queste piccole disattenzioni vanno eliminate».
La Roma ha subito il terzo rigore nelle ultime tre di campionato: Manolas (fallo di mano) in Roma-Lazio, De Rossi (schiaffo a Lapadula) in Genoa-Roma, ancora Manolas (spinta a Mora) in Roma-Spal. È anche da questi particolari che può passare lo scudetto.