La trappola dell’Olimpico scatta inesorabile. Così la Roma cade anche contro la Fiorentina (0-2) e riapre la corsa Champions. Adesso il 3° posto è a rischio. Perché l’Inter quarta, staccata di 1 punto, e la Lazio quinta, dietro di 3, oggi possono sfruttare il 6° ko dei giallorossi in casa (il 7° stagionale se si conta anche quello contro il Torino in Coppa Italia). Il misero raccolto nelle partite interne, conquistati solo 28 punti dei 60 in classifica, può dunque risultare fatale. Solo nel campionato 1947-48 il rendimento fu peggiore: 8 sconfitte.
GESTIONE SUPERFICIALE – Il turnover, con 5 novità dopo il 4-1 del Camp Nou, non ha pagato proprio nel pomeriggio in cui avrebbe dovuto rilanciare la Roma che, nella partita contro il Barcellona, ha speso più del previsto. Agli occhi di Di Francesco è apparsa, per ammissione dello stesso allenatore, consumata fisicamente e mentalmente. Ecco il motivo della rotazione che, però, non ha funzionato. E che, guardando gli interpreti utilizzati (insufficiente il mercato estivo e peggio quello invernale), è servita per inviare il messaggio sbagliato al gruppo. Perché è come se non fosse stata data la priorità alla partita del campionato. Fuori Kolarov, con Jesus come al solito spaesato a sinistra, De Rossi, con Gonalons ancora oscurato in regia, e lo stesso Pellegrini, con Nainggolan recuperato in extremis e quindi non al meglio. Davanti, assenti per infortunio Under e Perotti e risparmiato pure Florenzi, il ritorno a destra di Defrel, mai entrato in scena e sostituito nell’intervallo. Vissuto sotto di 2 reti: ha subito fatto centro Benassi, con la difesa a guardare sulla punizione di Eysseric e sull’assist di Saponara e con Alisson lento al momento di distendersi sul sinistro piazzato; a fine tempo il bis di Simeone, con Manolas e Peres incapaci di interrompere il contropiede del centravanti, bravo ad anticipare anche il portiere, ancora in ritardo. Strana, comunque, la partita. Tra i 2 gol viola, il palo esterno di Dzeko, dopo l’uscita a vuoto di Sportiello: chance sprecata a colpo sicuro. Mai quanto quella di Nainggolan, all’inizio della ripresa, su finezza di Schick, entrato (e anche bene) per Defrel: piatto lento e scontato addosso al portiere viola. Questo per dire che la Roma ha creato (26 tiri a 3). E come al solito sprecato. O imprecato: traverse di Schick e Fazio (sono 18 i legni stagionali). La Fiorentina, con il suo 4-3-2-1 e senza lo squalificato Chiesa, ha pensato solo a tenersi stretto il 6° successo consecutivo (e appena 1 gol subìto). La difesa insomma non ha sbandato, a differenza di quella giallorossa: bene la linea a 4 con Laurini, Pezzella, Hugo e Biraghi, coperta dal sacrificio di Benassi, Veretout e Dabo. E senza nemmeno aver più bisogno di Saponara che, nella prima parte, ha organizzato da maestro le ripartenze. Nemmeno l’ingresso di Kolarov per Manolas, con Jesus al centro, ha aiutato l’attacco. E neanche il cambio di sistema di gioco, passando dal 4-1-4-1 al 4-2-4, con Florenzi al posto di Strootman. Confusione allo stato puro. Tant’è vero che è diminuita l’efficacia e aumentata l’imprecisione. Nei passaggi e nelle conclusioni: 6° match in campionato senza gol (8° stagionale). I fischi hanno accompagnato i giallorossi negli spogliatoi. Dove i dirigenti, in attesa dello sbarco di Pallotta, sono sembrati preoccupati come mai in quest’annata. A loro interessa più la Champions che verrà. Lo sa bene Di Francesco che forse avrebbe dovuto pensarci anche prima di scegliere la formazione boomerang schierata contro i viola. Il derby di domenica prossima diventa la partita della verità.