La Roma è rinata a Napoli. La migliore prestazione del 2018, che allontana critiche e fantasmi. Il terzo posto ritrovato (in attesa del recupero del derby di Milano) e il nuovo sorpasso sulla Lazio restituiscono fiducia in un gruppo che sembrava depresso. La qualità del gioco espresso è il modo migliore per avvicinarsi alla sfida di ritorno contro lo Shakhtar Donetsk, in programma tra otto giorni all’Olimpico. Di Francesco aveva preparato la sfida alla squadra di Sarri in ogni dettaglio, con puntiglio, quasi rabbia. E ha messo alla prova i suoi giocatori. Seguitemi, altrimenti sono disposto ad andarmene. Il senso del suo discorso. Non si è messo paura di fronte alle difficoltà. Perché essendo cresciuto a Pescara, in una città di mare, uno dei suoi motti preferiti è: «Il mare calmo non ha mai reso il marinaio esperto». E’ andato a fare bella figura (oltre che a dargli un grosso dispiacere) davanti ad Aurelio De Laurentiis, che se un giorno dovesse pensare di separarsi da Sarri proverebbe a strappare Eusebio alla Roma.
LA FIDUCIA DI MONCHI – La società considera questa vittoria una delle due, tre tappe fondamentali di questa stagione. Soprattutto per gli sviluppi positivi che potrà avere nell’immediato futuro. Monchi la considera molto importante e spera che serva alla squadra per prendere fiducia nei suoi mezzi.
LE CHIAVI DELLA SVOLTA – Sono state cinque le mosse di Di Francesco per rilanciare la Roma. Proviamo a sintetizzarle. 1) Lavorare sulla squadra sotto l’aspetto psicologico. Restituire fiducia a giocatori che sembravano depressi a poco più di una settimana dalla sfida con lo Shakhtar è di vitale importanza. Eusebio ha ancora tanta rabbia per aver buttato via la partita di andata in Ucraina con quel secondo tempo suicida. Ma è convinto che con l’atteggiamento avuto nei novanta minuti di Napoli la qualificazione ai quarti è possibile.
2) Restituire convinzione tattica alla squadra. Durante la settimana ha parlato molto con i giocatori. Ha ascoltato il loro pensiero, preso atto delle difficoltà che possono affrontare nel mettere in pratica un modo di interpretare le partite molto dispendioso. Ma al momento delle scelte non si è fatto condizionare.
3) La duttilità tattica dell’allenatore. Per arginare il Napoli bisognava presidiare le fasce. Di Francesco ha chiesto un maggiore sacrificio a Ünder e Perotti, per aiutare Florenzi e Kolarov a frenare Insigne e Callejon. In fase difensiva la Roma si è disposta con un 4-1-4-1 che verrà riproposto anche nelle prossime partite, con una squadra corta e stretta tra i reparti e con un atteggiamento aggressivo in campo.
4) De Rossi su Jorginho è stata la mossa tattica vincente del San Paolo. Era stata la principale preoccupazione anche all’andata, quando Eusebio aveva cambiato modulo per spostare Nainggolan un po’ più avanti (nel 4-2-3-1) per andare a prendere il portatore di palla del Napoli. La modifica non aveva funzionato. Questa volta Di Francesco ha mandato il capitano a schermare il brasiliano.
5) La scommessa vinta con Dzeko. L’allenatore lo ha sempre difeso, anche quando in molti gli chiedevano di metterlo in panchina. Invece il bosniaco è rimasto fuori solo in due occasioni. Per il gioco di Di Francesco Dzeko è il centravanti ideale: fa gol, assist, partecipa alla manovra. Il tecnico a gennaio diede il suo parere sul centravanti. Lui avrebbe preferito che restasse. E il Chelsea già lo rimpiange.