Si può vincere o almeno competere in tanti modi ma a Ramon Rodriguez Verdejo, alias Monchi, quelli semplici non interessano. Abituato a navigare con un serbatoio limitato, ha offerto alla Roma di James Pallotta la massima disponibilità a sistemare in un sol colpo conti e aspettative. Durante il workshop di Boston, al quale è stato invitato come persona informata dei fatti, sono emerse tre linee di condotta sulle quali il nuovo direttore sportivo si concentrerà.
IL MONTE INGAGGI – La prima esigenza concerne il monte stipendi. Per far quadrare il bilancio, e non stimolare il periscopio Uefa (per ora plaudente) sul fair play finanziario, occorre una riduzione complessiva del 15-20 per cento. Fino al 30 giugno, inclusi Spalletti e i suoi collaboratori, si sfioravano i 100 milioni, che non sono considerati più sostenibili. L’obiettivo è scendere intorno ai 75 milioni complessivi, compreso lo sta tecnico. E Monchi ha già cominciato di buona lena: sono usciti i contratti di Szczesny (6 milioni lordi), Vermaelen (6), Spalletti (6), Totti (2,2), è stato più o meno dimezzato l’esborso per De Rossi (da 11,7 a 6,5) mentre è aumentato di un po’ l’impegno annuale per Strootman (da 5 a 6). L’imminente ingresso di Eusebio Di Francesco (3) e di Lorenzo Pellegrini (3) rientra invece nel salary cap americano imposto dalle sofferenze del bilancio (-53 milioni a metà dell’esercizio).
RICAVI – A questo bisognerà aggiungere i tagli di chi rientra: Doumbia guadagna quasi 6 milioni lordi e non sarà riscattato dal Basilea, Iturbe costa alla Roma 4 milioni e andrà ceduto a titolo definitivo, così come Castan che percepisce cifre analoghe e dopo la deludente annata al Torino tornerà in Brasile. Se Monchi riuscirà a piazzare tutti gli esuberi, potrebbe bastare una cessione importante per sistemare il bilancio. Indiziati già noti: Mohamed Salah, 6,3 milioni di salario e un’o erta al rialzo del Liverpool, e Antonio Rüdiger, che ha già un accordo con l’Inter ma non il benestare della Roma. Il mucchio di risparmi complessivo porterebbe intorno ai 60/70 milioni e darebbero respiro alla società. Per la caccia al soldo possono servire, naturalmente, pure Skorupski, Verde e Ricci, che rientrano dai rispettivi prestiti e, insieme, sono valutati una decina di milioni.
RINFORZI – Superati i primi due livelli del videogioco, ecco il momento in cui Monchi dovrà fare la differenza: gli acquisti da Champions League. Detto che 40 milioni, quasi tutto il tesoro promesso dall’Uefa, andrà dirottato sul tavolo degli acquisti già sfruttati (Perotti, Bruno Peres, Mario Rui, Juan Jesus, Fazio: non tutti, spera la Roma, rimarranno a Trigoria), l’organico andrà rinforzato con almeno un portiere di riserva, un difensore centrale, un terzino, l’esterno offensivo che prenderà il posto di Salah e un centravanti che possa far rilassare Dzeko. La traccia del sistema operativo è stata chiarita ufficialmente da Pallotta nel penultimo viaggio romano («Puntiamo sui giovani») e condivisa in pieno da Monchi e Di Francesco, pronti a usare le idee per districarsi tra i giganti economici internazionali. Dev’essere più divertente, così.