“La sinergia perfetta tra amicizia, campioni e beneficienza”. Con poche e chiare parole Vincent Candela racconta cosa accade accanto a lui. Una settimana piena di impegni per l’ex difensore giallorosso, si è partiti con la presentazione della notte dei Re, un evento per raccogliere fondi a favore del Bambin Gesù, che si giocherà il prossimo 2 giugno, “peccato lo stadio non abbia una grandissima capienza perché ci saranno tanti campioni”. Poi si è giocata una partita a L’Aquila in occasione del decennale dal terremoto “è importante ricordarsi di chi ha più bisogno. Noi possiamo fare qualcosa, possiamo agire, non soltanto con le parole. Cerchiamo di fare il massimo”.
Fino ad arrivare a giovedi pomeriggio, Stadio Tre Fontane, sempre con la squadra giallorossa dei Legends, in campo c’era anche un certo Francesco Totti…
“Tante emozioni. Scendere in campo con la maglia giallorossa dopo tanti anni, con il capitano e tanti amici per una bella cosa: la beneficienza. Lasciamo stare i commenti sulla partita: loro fanno i piloti, ma noi siamo ex calciatori, anche se abbiamo la pancia. Almeno per me… (ride, ndr)”.
Marco delvecchio goleador? “Sì era contento di aver fatto tanti gol, crede di essere ancora un campione come una volta, ma è mio amico quindi va bene così”.
Insomma ne è valsa la pensa di tornare a vivere la Roma da vicino? “Io la Roma la ho sempre sentita vicina, sono molto orgoglioso di essere tornato a casa. L’impegno con Roma Radio e tutto il resto sono motivo di gioia per me. È bello lavorare a stretto contatto con tutti in società, è stato bello ritrovare tanti amici, dal magazziniere fino a Francesco Totti”.
Da doppio ex, la coinvolgiamo nella presentazione di Roma-Udinese. Una sfida importantissima in questo “mini-campionato” per arrivare alla Champions League…
“È una partita così importante che per me il risultato è scontato, la vittoria. Per me ‘la vincono, facile’. Sono molto fiducioso. La stagione di quest’anno ha avuto tanti alti e bassi, ora è un momento particolare, ma siamo ancora là ad un punto dalla Champions.
La vittoria con la Sampdoria ha dato tante motivazioni e orgoglio per fare bene. È l’ultima chance di levarci la soddisfazione di tornare in CL, quando tutti ci hanno dati per spacciati”.
L’Udinese si gioca la salvezza all’Olimpico, prima con noi e poi contro la Lazio. Come stanno? “Hanno cambiato tre volte allenatore e sono in un periodaccio, strano. Per una società stabile come è sempre stata l’Udinese, cambiare così tanto in corsa non è da loro. Mi dispiace, ma è il momento giusto per affondarli nel senso buono del termine, nella partita. Non è con noi che devono fare punti. Abbiamo perso con loro all’andata, una motivazione in più per volere una rivincita. Dobbiamo attaccarci a tutte le motivazioni”.
Lo scorso anno Igor Tudor li ha portati alla salvezza, che giudizio ha del mister? “Non lo conosco personalmente. Conosco il giocatore, era molto serio, un professionista. Conta il valore dell’uomo, per raggiungere a tutti i costi la salvezza”.
E la Roma che periodo sta vivendo? “Un momento particolare; dopo aver quasi toccato le stelle in Champions lo scorso anno, in questa stagione abbiamo regalato almeno 15 punti. Un motivo che fa ben sperare per l’anno prossimo. Sbagliando siamo lì ad un punto dal quarto posto, e a 6 punti dal terzo e quindi immagino che cambiando poco, ma soprattutto lavorando sulla testa, tutti insieme, compatti con il solo obiettivo di vincere”.
A proposito di testa, mister Ranieri appena arrivato ha puntato molto sulla motivazioni… “È presto per vedere il lavoro che sta facendo sulla squadra e io non lo ho mai avuto come allenatore non so quindi come imposti il lavoro. È entrato in modo duro, a parole, con i giocatori e speriamo che porti i suoi frutti. La squadra sta tornando in forma anche fisicamente e Ranieri sfrutterà la sua esperienza in queste sette partite che mancano. Fisicamente e con la testa il gruppo sta tornando sulla retta via. E l’esperienza del mister sarà importantissima… il suo valore aggiunto è la sua grande esperienza, importantissima in questo momento”.
Se lo aspettava il gol di De Rossi? “L’obiettivo era vincere, chiunque facesse gol. Speravo arrivasse il gol di Schick, è un ragazzo umile, che non ha mai fatto polemica ma ha subito parecchie critiche. Ha fatto una buona gara, cattiva al punto giusto. Lui tecnicamente è bravo ma mentalmente deve acquisire sicurezza. Gli manca di giocare tre, quattro partite consecutive, per allentare un po’ la pressione, soprattutto quando si è molto giovani. Deve guadagnarsi la fiducia dell’allenatore, dei suoi compagni e dei tifosi…
Daniele non ha bisogno di dimostrare a nessuno il suo valore, sono contento sia tornato in squadra e che abbia realizzato il gol vittoria. Ma “non ha bisogno” di fare gol… ma l’importante è aver portato a casa i tre punti”.
Quali saranno le prime quattro a fine campionato? “Juve, Napoli, Inter e Roma; oppure Roma, Inter vediamo un po’”.
Qual è la squadra che fa più paura? “Sarà importante la sfida di sabato Milan-Lazio. Chi vincerà sarà il nostro concorrente diretto. Speriamo in un bel pareggio. In quel caso aritmeticamente passeremmo avanti”.
La Roma ha cambiato la sua vita calcistica e non solo. C’è una cosa se potesse tornare indietro, farebbe in modo diverso? “Nulla, rifarei tutto così”.
E il momento più alto? “Lo scudetto…”.
Di chi fu il merito maggiore? “Il primo segnale fu l’acquisto di Batistuta, per tutti noi. Eravamo un gruppo fantastico, penso a Rinaldi, Mangone, Nakata, Di Francesco, Zanetti… chi andava in panchina ha dato tanto, ogni giorno. La mentalità vincente di Capello poi ha fatto la differenza. E il tifo, lo stadio era sempre pieno, sia con il Perugia sia con la Juventus… è stato un insieme di fattori”.
Crede quella squadra meritasse vincere di più? “L’anno dopo il gruppo è cambiato, è andato via Rinaldi, Di Francesco, Mangone e sono arrivati altri giocatori forti ma con diversa personalità come Panucci, Cassano e si è rotta l’alchimia. È stata la dimostrazione che il gruppo è fondamentale per vincere. Eravamo più forti, ma non è bastato”.
Come è finito a vestire la maglia dell’Udinese? “È stato un lento avvicinarsi a Roma. Quando me ne sono andato non avrei potuto giocare in Italia, non ce l’avrei fatta, e quindi ho scelto il Bolton in Inghilterra. Poi dopo sei mesi mi mancava l’Italia e così ho accettato la chiamata dell’Udinese. Abbiamo fatto i preliminari di Champions League, era una bella sfida e ho accettato subito. Abbiamo fatto una buona stagione, sia in Europa sia in Italia. Mi trovavo bene ma poi mi sono accorto che mi mancava Roma così, grazie a Perinetti sono passato al Siena. Molto più vicino, facevo quasi tutti i giorni Siena-Roma. Dopo pochi mesi a Messina sono tornato definitivamente a casa, Roma”.
FONTE: AS Roma Match Program – F. Viola