Una stagione importante a Cagliari, in Serie A. Nel 1990-1991, quando i sardi tornarono nel massimo campionato con Claudio Ranieri allenatore. Lui è Maurizio Coppola, “romano e romanista da sempre”. Classe 1965, era un centrocampista di fatica che non mollava mai. Quando venne all’Olimpico da avversario con la maglia rossoblù addosso, si occupò di marcare Giuseppe Giannini. Lo fece bene, tanto che su un quotidiano del giorno titolarono così: “Coppola, un ultrà ha fermato Giannini”. Finì 0-0 quel Roma-Cagliari, senza tante emozioni.
Ma di emozioni, Coppola, quante ne provò? “Era il giorno della Befana, il 6 gennaio 1991. Ho ancora tutto in testa. Provai una sensazione indescrivibile, scendendo in campo allo stadio Olimpico, contro la squadra che ho sempre tifato e che sempre tiferò. Marcai Giannini a tutto campo e lo feci bene. Matteoli a fine partita mi fece i complimenti per la prestazione”.
Fonseca, Matteoli, Francescoli, Cappioli: era un bel Cagliari, quello. “Avevamo qualità e a fine stagione riuscimmo a salvarci. Non fu facile in quel campionato, soprattutto per quel Cagliari che partì dalla Serie C con Ranieri per arrivare in due anni nel massimo torneo. Un anno complicato, ma intenso”.
Arrivò in Sardegna dal Cynthia di Genzano. Come andò il trasferimento? “Fui segnalato a mister Ranieri da Angelo Orazi, il mio allenatore al Cynthia. Loro due si conoscevano da tempo, dato che avevano giocato insieme nella Roma. Erano rimasti in contatto e fu lui a consigliare di venire a vedere alcuni giocatori della nostra squadra, tra cui il sottoscritto. Vennero gli osservatori da Cagliari e decisero di prendermi. Successivamente, andai un anno al Campania Puteolana, in C1, una delle squadre da cui partì la carriera di Ranieri da allenatore”.
Tornò a Cagliari nel 1990, in Serie A. E non giocò poche gare al primo anno a grandi livelli… “Il campionato era di trenta partite, io ne disputai la metà. Quindici. Da lì iniziò la mia carriera, grazie al mister Ranieri che mi diede fiducia”.
Quanto è grato a Ranieri? “Moltissimo e non potrebbe essere altrimenti. È veramente un grande allenatore e una persona eccezionale. Ha avuto una carriera straordinaria, ha vinto titoli, ma avrebbe potuto avere anche di più. Per me ha fatto tanto e io non posso che ringraziarlo. Dopo quella parentesi, ho giocato in piazze importanti come Padova, Cosenza, Ancora, Lodigiani qui a Roma. A Padova ritrovai la Serie A, con enormi soddisfazioni personali e di squadra”.
E sulla Roma attuale, Ranieri ci ha messo mano restituendo alcune certezze al gruppo… “È uno dei più bravi a intervenire in corso e ridare solidità ad una squadra. Non era semplice prendere una squadra negli ultimi tre mesi di stagione come ha fatto lui. Adesso le cose vanno bene. E menomale, io quando la Roma perde sto male seriamente…”.
Lievemente romanista, pare di capire… “Come già detto, amo questa maglia e l’amerò per sempre. Vedo ogni partita, quando posso parto anche per delle trasferte in Italia o in Europa. Il calcio è la mia vita e la Roma la mia passione. Per fare un esempio di come la vivo, ero presente in Tribuna Tevere il 17 giugno 2001 allo stadio in occasione di Roma-Parma 3-1, la partita che ci diede il terzo scudetto. Ero in compagnia di un mio ex compagno di squadra, Fabio Lucidi. Con lui giocammo insieme ad Ancona in B. Fabio era un talento incredibile, con il calcio di oggi avrebbe giocato anche in Serie A, ad occhi chiusi. Quel giorno comprammo pure delle bandiere per contribuire a colorare lo stadio di giallo e rosso. Una giornata indimenticabile, storica”.
Ci è mai andato vicino a vestire la maglia giallorossa? “Sarei bugiardo se dicessi il contrario… No, ai miei tempi era più complicato emergere o arrivare in quella Roma con tanti campioni. Erano i primi Anni 80, i tempi di Falcao, Pruzzo, Conti, Cerezo più avanti. Io partii dal basso, dalle giovanili del Maccarese fino a farmi tutte le categorie. Dalla prima alla Serie A, mi porto appresso diciotto anni di professionismo, stagioni in A e in B. Ho allenato a lungo, anche l’Arezzo con Abel Balbo direttore dell’area tecnica. Non mi posso lamentare di quello che ho fatto. Di recente ho anche preso la pensione calcistica”.
Il calcio resta la sua unica occupazione della vita? “Sì, abbiamo fondato questa nuova squadra, la Campus Eur. Io sono il selezionatore per la squadra che milita in Serie D, nel girone G con Lazio, Sardegna e Avellino. Dal 6 al 12 maggio ci sarà il torneo dove si affronteranno le squadre di tutti i gironi. Ci sarà da divertirsi. E io è da una vita che mi diverto, correndo appresso a un pallone. Tutto quello che ho avuto, me lo sono guadagnato sul campo. Lavorando e correndo. Non mi ha mai regalato niente nessuno. E ringrazio ancora Claudio Ranieri”.
FONTE: AS Roma Match Program – T. Riccardi