Tifoso del Torino da sempre, ma per la Roma “mi buttai in piscina quando seppi dell’ufficialità del trasferimento”. Simone Loria, classe 1976, è stato un difensore di buon livello della categoria. Un mestierante della Serie A, che vinse pure il premio per il miglior gol del campionato 2016-2017, con una rovesciata da Figurina Panini: “Giocavo nell’Atalanta, segnai al Chievo. Ho un quadro nel salotto di casa mia per non dimenticare mai quel momento”, dice.
Delle due stagioni alla Roma cosa ricorda, invece? “Un bel momento per la mia carriera, a prescindere dai risultati e da come può essere andata. Ho giocato con grandi calciatori, ho disputato la Champions League. Una partita pure dall’inizio, pur non essendo un titolarissimo all’interno della rosa”.
Era Arsenal-Roma, ottavi di finale di andata. “Sì, esattamente. Perdemmo 1-0, ma al ritorno ce la giocammo fino ai rigori. Fu una bella emozione, ma non tanto differente rispetto a quando affrontavo in campionato l’Inter o la Juventus”.
Due squadre a cui ha segnato proprio con la maglia romanista addosso. “Il vizio del gol non mi ha mai abbandonato, in tutte le formazioni con cui ho giocato. Purtroppo quelle due reti a cui facciamo riferimento non servirono alla squadra per evitare due sconfitte, però fare gol con la divisa della Roma non è una cosa di tutti i giorni. È bello davvero”.
È vero che quando firmò con la società giallorossa, si buttò in piscina per la felicità? “Ero a casa, con i miei amici. Fu un modo per condividere con loro questa soddisfazione. Ero consapevole di andarmi a giocare una chance importante, in un club di primo livello”.
Con un allenatore come Spalletti. “Un bravo professionista, avevamo un rapporto normale tra giocatore e tecnico”.
Nel 2009, poi, il passaggio al Torino in prestito. “In questo caso il discorso fu diverso. Andavo al Toro, nella squadra che ho sempre tifato da bambino. Scesi anche di categoria, ma non mi interessò. Cercai di fare il massimo, ma durò poco. Solo una stagione. Avrei preferito continuare in granata, però vennero a mancare i presupposti”.
E tornò nella Capitale, dove ebbe qualche altra occasione per scendere in campo… “Giocai sei partite, trovando pure due gol. Un’ottima media per un difensore (ride, ndr)”.
Che ha significato poter condividere lo spogliatoio con francesco Totti e daniele De Rossi? “Due simboli, due grandi calciatori con personalità differenti. Ognuno aveva le sue caratteristiche, però li accomunava una cosa: l’amore per la maglia e per la città che non hanno mai tradito”.
Vedrà Roma-Torino sabato pomeriggio? “Credo proprio di sì. Il calcio resta il mio pane quotidiano”.
Una sua previsione sula partita? “La squadra di Di Francesco è sicuramente superiore per qualità tecniche rispetto al Torino. Il pronostico pende dalla parte della Roma, che viene pure da un passaggio del turno importante in Coppa Italia”.
Diceva che il calcio resta il suo pane quotidiano. “È così, dal 2013 ho aperto una scuola calcio nel quartiere di Barriera di Milano. Vivo a Torino, nella città dove sono nato. Mi piace insegnare ai giovani questo sport. L’obiettivo è sempre quello di far giocare e divertire i bambini della zona in un luogo accogliente e sicuro. Ho anche conseguito da un paio di anni il patentino di allenatore per la seconda categoria UEFA A. Mi sto muovendo, però per il momento non mi lamento”.