“L’ultima partita” è il titolo del libro di Giovanni Bianconi e Andrea Salerno dedicato ad Agostino Di Bartolomei, capitano della Roma. Il testo ripercorre in parallelo la vita e la carriera di “Ago” e Roma-Liverpool, anche se quella non è stata la sua ultima partita. Quella è Roma-Verona, finale di ritorno di Coppa Italia, del 26 giugno 1984. Con lo striscione “Ti hanno tolto la Roma, non la tua curva” in Sud e con lui che, col sorriso triste di chi sa che sta lasciando la squadra del suo cuore, alza una coppa che non avrebbe dovuto essere quella.
“È difficile vederti andar via, è un morso alla gola e un buco nello stomaco” gli scrive il Commando Ultrà Curva Sud in una lettera che gli viene recapitata da un giovane centrocampista che qualche partita di quella Coppa Italia l’ha giocata e che non sa che dopo qualche anno erediterà quella fascia: Giuseppe Giannini. La sua ultima partita non l’ha giocata, perché in Roma-Inter del 12 maggio 1996 non c’era, era squalificato. C’era uno striscione per lui: “Solo chi ama e chi soffre per la maglia ha il diritto di onorarla per sempre, grazie capitano”.
Se si pensa alla sua ultima partita si pensa spesso al suo addio al calcio, nel 2000, rovinato da un’invasione di campo figlia di una rabbia che non era rivolta contro di lui. La sua ultima partita, però, merita di essere ricordata: 5 maggio 1996, Fiorentina-Roma 1-4. Lui è il migliore in campo secondo tutte le pagelle e pensa prima alla Roma che a se stesso quando si fa ammonire per evitare un contropiede dei viola (allenati da Claudio Ranieri). Era diffidato e sarà squalificato per la sua ultima partita.
Era in panchina, invece, Sergio Santarini, in quella che non sarebbe dovuta essere la sua ultima partita. In teoria quella c’era già stata. Solo che la finale di ritorno della Coppa Italia 1980-81 andò ai supplementari e lui entrò all’ultimo minuto. Entrò solo per tirare uno dei calci di rigore. Lo segnò, la Roma vinse, la coppa la alzò il capitano di quel giorno, cioè Di Bartolomei. Santarini l’aveva fatto l’anno prima, ma quella sua ultima partita forse è una delle più romantiche. Un pallone toccato, un gol, un trofeo.
Era il 17 giugno, come il giorno in cui, esattamente 20 anni dopo, Totti vinse lo scudetto da capitano. La sua ultima partita, 28 maggio 2017 contro il Genoa, è un ricordo ancora troppo fresco sia per essere elaborato sia per essere raccontato. E di sicuro durante Roma-Parma ci penseremo, perché sono passati solo due anni ed è già il momento del suo più che degno erede, Daniele De Rossi, che quel giorno segnò il gol del momentaneo 2-1. Che partita, che serata, che Roma.
Maledetto tempo. Non pensava fosse ancora finito il suo tempo alla Roma Giacomo Losi, il 24 novembre 1968 a Verona, quando rimediò l’unica ammonizione della sua carriera. “Scusa Giacomo, devo farlo”, gli disse l’arbitro Motta di Monza. Una scena che già rende l’idea di che grande capitano aveva avuto la Roma e di quanto fosse rispettato in tutto il mondo del calcio. Non pensava di meritarlo, disse all’allenatore che la squadra era troppo sbilanciata in avanti. Il tecnico era Helenio Herrera, che qualche anno prima lo voleva all’Inter, ma che non gradì e non gli fece sconti. Da quel giorno Losi non giocò più per la Roma.
All’Inter invece andò Amedeo Amadei nel 1948. La sua ultima partita ufficiale è il 4 luglio 1948, la Roma perde 3-0 contro il Modena, la stessa squadra contro cui il centravanti aveva vinto lo scudetto sei anni prima. Quel giorno del 1942 però il capitano era Guido Masetti, che di ultime partite ne ha fatte più di una. L’ultima in ordine di tempo è il 7 maggio 1944. Quel giorno Masetti si lussa la spalla sinistra nel compiere una prodigiosa parata in tuffo su tiro del laziale Andreolo. È la sua ultima parata in giallorosso: dopo quel tuffo è costretto a uscire e ancora una volta in porta va Paolo Jacobini. Nella ripresa, pur di non lasciare la sua Roma in dieci uomini, torna in campo, con il braccio al collo, per giocare da ala sinistra, applauditissimo dai 18 mila spettatori presenti: il derby finisce 0-0, l’ultima parata di Guido Masetti è contro la Lazio.
Masetti aveva vinto lo scudetto con la Roma grazie a un altro grande capitano, Fulvio Bernardini. Nel giorno della sua ultima partita ufficiale, il 21 aprile (Natale di Roma, che non a caso è anche il giorno dell’ultima partita del primo capitano della nostra storia, Attilio Ferraris IV) 1939, segnò un altro campione d’Italia, Di Pasquale. La Roma però ne prese tre e perse 3-1 a Livorno. Qualche giorno dopo con una lettera la società comunicò a Fuffo che non rientrava nei piani per il futuro. Nel futuro ci sarebbe stata ancora la Roma, ma non solo. Vinse lo scudetto da allenatore con Fiorentina e Bologna, che è l’ultima squadra affrontata da un altro grande capitano, Arcadio Venturi, il 16 giugno 1957. Per salutare, scrisse una lettera che fu pubblicata sul Corriere dello Sport.
“I tifosi non mi dimenticheranno e io non li dimenticherò”. Finiva così. Così finiscono le storie dei nostri grandi capitani. Loro non ci dimenticheranno e noi non li dimenticheremo. Figuriamoci se si può dimenticare Daniele De Rossi.
FONTE: AS Roma Match Program – L. Pelosi