205 partite da Capitano. Da Daniele De Rossi. Un traguardo enorme per un calciatore che nel 2019 ha festeggiato 18 anni di professionismo con questa maglia. 615 presenze tra campionato e coppe. Secondo solo a Francesco Totti con 786 apparizioni. Entrambi, con una sola divisa: rossa e bordata gialla. Dati raccolti dall’anno di fondazione del club, dal 1927. La carriera di DDR inizia nel 2001, in Champions League contro l’Anderlecht. Stadio Olimpico, 30 ottobre, sesta gara del girone con la qualificazione già in tasca. Il ragazzo col caschetto biondo e la 27 sulla maglia subentra a Ivan Tomic. Si tratta dell’esordio in gare ufficiali, prima di quello in campionato a Piacenza contro il Como (2003).
In entrambi i casi, l’allenatore che lo tenne a battesimo fu Fabio Capello. Nei primi Anni 2000, De Rossi diventa via via sempre più titolare nel centrocampo fino a risultare inamovibile pure con la partenza di Emerson che, di fatto, gli spalanca le porte in via definitiva. Don Fabio è il padre putativo, l’uomo che il giorno prima della partita con il Como, dice a Mauro Bencivenga: “Domani faccio giocare il tuo cavallo”. Già, perché Bencivenga è l’allenatore che nelle giovanili aveva trasformato Daniele da attaccante a centrocampista. Personaggi che nella carriera di De Rossi hanno avuto un ruolo ben definito. Così come Luciano Spalletti.
“Il tecnico che mi ha condizionato di più”, ammetterà a distanza di tempo il 16. Spalletti è colui che gli consegna le chiavi della linea mediana a partire dal 2005 e vede in lui il vertice basso del presente e del futuro: “Schierato davanti alla difesa diventa determinante, non sa nemmeno lui quanto può diventare forte”. De Rossi diventa forte, ma lo era già di suo. Si afferma a leader e il 15 marzo 2006 – vista l’assenza di Francesco Totti nel post Vanigli – lega per la prima volta la fascia al braccio dal primo minuto. È l’ottavo di finale di ritorno di Coppa UEFA, contro il Middlesbrough di Hasselbaink e Mendieta. La Roma vince 2-1 con doppietta di Mancini, ma non riesce a rimontare totalmente dopo l’1-0 subito in Inghilterra all’andata.
Quella sera è la presenza numero uno da capitano. Ne seguiranno altre 205, fino a diventare 206. Per lui quel pezzetto di stoffa ha sempre avuto un significato particolare. Mai banale. Con quello ha omaggiato la tifoseria con una frase ripresa da un coro: “Sei tu l’unica mia sposa”. E per non mancare di rispetto alla memoria di Astori, ha deciso di adeguarsi alla fascia uniforme imposta dalla Lega Calcio da questa stagione: “Nel calcio ci sono problemi più importanti. Anche i vertici della FIGC hanno detto che questa uniformità è sbagliata. Non perdo il sonno a mettere una fascia o un’altra, ma devo rispettare i miei colleghi della Fiorentina. Metterò quella della Lega. Lo faccio solo per rispetto nei confronti della Fiorentina, che ricorda una persona che non c’è più e non voglio mettermi sullo stesso piano”.
Le 100 da capitano le tocca nove anni dopo il 2006. È una serata di campionato, a San Siro, contro il Milan, il 10 maggio 2015. Stavolta in panchina siede il francese Garcia, colui che contribuì al rilancio della Roma dopo il 26 maggio 2013. E lo fece anche grazie a De Rossi, per il gol del vantaggio a Livorno con un destro da fuori area. La prima delle dieci vittorie consecutive. Destini che si incrociano. Una maglia, mille storie. Quella di De Rossi con la Roma. Lui che ha indossato la 27 prima, la 4 poi e la 16 dal 2005 fino a oggi. La somma di questi tre numeri fa 47. Lo stesso totale di Totti che ha vestito la 20, la 17 e la 10. Nell’epoca dei numeri fissi, ovviamente. Totti da capitano ne ha giocate 570. Losi 299. Poi, De Rossi a 205.
FONTE: AS Roma, Match Program