Per presentare Napoli-Roma dobbiamo per forza partire dal suo passato. Sebino Nela, classe ’61, famers della Roma con 397 presenze e 19 gol in totale. La sua è una storia che si è colorata di giallorosso ma anche di azzurro. Ha infatti giocato per due stagioni al Napoli, dove ha chiuso la carriera nel 1994.
Quali punti di contatto hanno le piazze di Roma e Napoli? “Sono due piazze che si distinguono per la passione dei propri tifosi, due realtà certamente particolari. Tanti tifosi appassionati, nonostante i risultati non siano stati sempre esaltanti… due squadre che hanno vinto poco ma vantano il primato di avere delle tifoserie straordinarie”.
Quanto è bello e difficile vincere? “È bello, bellissimo… è difficile… difficilissimo! A Napoli non ho vinto, sono stato solo due anni, a Roma mi sono fermato molto di più e siamo riusciti a vincere. La soddisfazione è stata immensa. Non a caso si dice che uno scudetto a Roma o Napoli possa valerne cinque, sei anche dieci di quelli vinti da un’altra parte”.
Da ex calciatore, in una carriera dove ha vinto molto ma ha anche vissuto momenti difficili, come giudica il momento della Roma? “Un momento particolare, c’è la necessità assoluta di qualificarsi per un posto che valga la Champions, la squadra è di valore ed è guidata bene. Poi certo nel calcio ci sono molte variabili, periodi in cui le cose vanno bene e altri meno bene. La ricetta per venirne fuori non la ha nessuno, tocca sempre ai calciatori. Con il lavoro sul campo, seguendo le idee dell’allenatore e con un po’ di fortuna naturalmente. A volte un risultato positivo può tirare dietro tante belle vittorie utili per la classifica. Non è semplice, ma è importante che nelle squadra ci sia un gruppo di calciatori di personalità ed esperienza. Tre o quattro giocatori che possano trascinarsi dietro tutto il gruppo. È la cosa più importante per una squadra che attraversa momenti non felicissimi”.
Quindi cosa serve alla Roma per uscire da questo momento? “L’unica medicina è la vittoria, fa dimenticare la stanchezza. Vincere aiuta a vincere”.
La società non ha mai messo in discussione l’allenatore, nonostante qualche indiscrezione dall’esterno provasse ad aprire il tema dell’allenatore in bilico… “Siamo abituati a vivere in questa città, l’ambiente calcistico romano. Sono tutte stupidaggini, Di Francesco è un allenatore molto preparato, conosce il calcio e lo dico perché lo conosco, ci ho parlato e mi piacciono le sue idee calcistiche. Tutto può essere un problema tranne l’allenatore. Non è possibile che quando le cose vanno storte la colpa sia dell’allenatore e della società. Lo dico perché ho giocato a calcio tanti anni e i calciatori si devono prendere le loro responsabilità. Si lavora tutta la settimana per portare in partita quanto fatto, ma errori nel calcio se ne fanno in continuazione altrimenti le partite finirebbero tutte 0-0”.
Parlando di singoli, con l’occhio di conosce il calcio, che opinione ha di Schick e Under? “Oggi Under è sulla bocca di tutti per un paio di partite fatte bene e qualche gol, ma facciamolo crescere, lasciamolo tranquillo. Troppe volte si è parlato subito bene di giovani che si sono messi in mostra. Il campionato è lungo, lui ha i numeri per fare molto bene, dovrà trovare continuità nel giocare. Schick ha un talento straordinario. Sarà il lavoro a livello pscicologico dell’allenatore a farli crescere e far vedere a tutti le loro potenzialità. Stiamo parlando di due talenti”.
Il Napoli invece. Sarri pochi giorni fa ha detto che il suo Napoli, come l’Olanda anni ’70 che non ha vinto, sarà ricordato a lungo. Ha ragione lui oppure Allegri per il quale conta solo l’albo d’oro? “Hanno ragione entrambi, è vero che i risultati contano. Ma la gente, io, i miei ex compagni… andiamo indietro di 10 fini a 40 anni fa e ci ricordiamo delle cose belle! Questo Napoli di Sarri verrà certamente ricordato. Gioca un bellissimo calcio, il migliore in questo momento e passerà alla storia, poi vediamo chi vincerà. Sarri è molto preparato e si vede nel calcio della sua squadra. Si ricorderà la squadra che vincerà, ma se dovesse arrivare seconda la formazione che giocava certamente meglio, rimarrà comunque nella storia”.
Se fosse una allenatore preferirebbe essere ricordato per il calcio espresso dalla sua squadra o per aver vinto qualche scudetto di fila? “È difficilissimo rispondere. Mi piacerebbe essere ricordato come un allenatore che faceva giocare benissimo la sua squadra. Vincere è sempre bello, ma il lavoro di un allenatore è avere una idea di calcio, essere propositivi, giocare nella metà campo avversaria, mettere sotto l’avversario… a livello tecnico, tattico… con idee chiare. In questo caso sono più “sarriano”, sono più legato all’Ajax a Johan Cruyff che ha cambiato il calcio”.
Non è anacronistico in un momento in cui si parla tanto di turn over, il Napoli che in campionato utilizza un numero esiguo di giocatori? “È una particolarità. Bisogna conoscere il personaggio Sarri, e la valutazione che lui dà alla rosa che ha a disposizione. Si torna un po’ indietro quando per un allenatore contavano gli undici, lui fa così. Sono ben allenati con una percentuale bassissima di infortuni, e per l’allenatore sono i giocatori che gli danno garanzia. Ha trovato un bell’equilibrio e fino a quando dura non cambia. E per adesso ha ragione lui”.
Di Francesco si è convinto che questa Roma possa fare molto di più a livello di gioco… “Oggi la Roma è un passo indietro ma ha le potenzialità per crescere, vista la rosa a disposizione e le caratteristiche fisiche del gruppo”.
Sabato Napoli-Roma che partita sarà? “Uno scontro diretto tra due squadre che hanno un obiettivo chiaro. La Roma punta alla Champions e il Napoli vuole rimanere in alto. Il Napoli non cambierà atteggiamento, è questo e gioca così. La Roma e Di Francesco sanno come affrontarla. Non ci ho parlato, non lo voglio sapere, voglio solo godermi la partita! Queste sono gare dove il singolo farà la differenza. Mi aspetto equilibrio. Non credo che ci sarà una squadra che prenda il sopravvento sull’altra. Ci può stare che la Roma decida di aspettare però saprà ripartire e mettere in difficoltà la difesa del Napoli che può succedere che conceda qualche cosa”.
Ha detto che il singolo potrebbe fare la differenza, chi deciderà il Match? “Il Napoli ha diverse soluzioni, il suo gioco oramai è noto. Ci sono tre quattro cose che fa sempre e il problema è che lo fa molto bene. Non so indicare un singolo sugli altri. Nel calcio non ci sono molti segreti, l’unica cosa davvero importante è la superiorità numerica e la capacità di poter saltare il proprio uomo, il diretto avversario. Se si ha questa capacità hai già fatto abbastanza, sei sulla strada buona”.
E la Roma? “Anche la Roma ha queste armi, nell’uno contro uno, sui calci piazzati, sulle palle inattive. Se dovessi fare un nome… spero sia un centrocampista”.
Lasciamo alla libera interpretazione? “Se vuoi il nome, un giocatore che merita tantissimo in questo momento è Strootman. Il più grande centrocampista che non esisteva da tempo”.
Prima di salutarci, la Roma può raggiungere l’obiettivo Champions? “Io credo abbia probabilità di farcela. Va superato questo momento di leggera difficoltà, e non parlo da tifoso. Credo di essere obiettivo nel valutare anche gli avversari e la squadra di Di Francesco credo possa centrare l’obiettivo Champions. Lazio e Inter sono alla portata di questa Roma anzi credo la squadra di Di Francesco abbia qualcosa in più. Finito l’entusiasmo di una, l’altra credo abbia problemi a livello tecnico e tattico. La Roma è più completa sotto tutti gli aspetti”.
Shakhtar: ha visto l’andata e cosa si aspetta nel ritorno? “La Roma ci ha abituato a vedere in una stessa gara moltissime partite, all’andata un tempo bene e un tempo male. Ma così non dovrà essere al ritorno. Ci aspetta una partita delicata ma la Roma ha il 50% di possibilità di farcela. Sono pericolosi, giocano bene da anni, con i brasiliani che danno qualcosa in più. Anche fuori casa ti possono mettere in difficoltà, quindi va interpretata come facevamo noi, che eravamo specialisti di certe rimonte. Ci vuole consapevolezza di voler vincere e passare il turno. Con un po’ di sfrontatezza, vieni a casa mia e vinco io. Tenendo sempre conto del valore dell’avversario, va fatta la partita perfetta”.