Mai così lantana. Da rivale più forte, avvicinata in classifica anno dopo anno sognando di poterla raggiungerla, a realtà di un altro pianeta. La Juventus di oggi è una squadra a cui la Roma non si permette neppure di paragonarsi, ma stasera deve sfidarla per dimostrare che, in tondo, almeno nell’arco di 90 minuti il confronto non è così impari come direbbe la classifica. Sono ventidue i punti di distanza accumulati in sedici partite di campionato, i bianconeri hanno praticamente doppiato i giallorossi e prenotato l’ottavo scudetto di fila, mentre a Di Francesco non resta che sperare di riacciuffare la zona Champions. E poi le statistiche impietose dello Stadium, che dall’anno scorso si chiama Allianz: la Roma ha perso tutte e otto le sfide giocate compresa una di Coppa Italia, segnando la miseria di tre gol di cui l’ultimo quattro anni fa con Iturbe. Ovvero uno dei tanti uomini che simboleggia i percorsi spesso opposti dei due club: alla Juve tutti i giocatori mantengono le promesse, chi arriva a Trigoria – anche se strappato ai bianconeri come Iturbe o lo stesso Schick – spesso si perde per strada.
A rendere ancora più disperati i margini di un’impr-sa romanista stasera c’è l’emergenza tutt’altro che finita, con De Rossi, Lorenzo Pellegrini, El Shaarawy e Coric rimasti a casa, più Dzeko, Pastore, Perotti e probabilmente anche Under costretti a partire in panchina. Fatte tutte queste premesse, Di Francesco e i suoi devono provarci non avendo nulla da perdere. Spesso in passato hanno dimostrato di tirar fuori il meglio proprio quando nessuno se l’aspettava, a conferma di quanto la pressione psicologica, paradossalmente più leggera in sfide del genere, resti la principale difficolta della Roma. “Loro non mi meravigliano – dice il tecnico giallorosso a proposito della distanza in classifica – la Juventus ha costruito tanto in mentalità, vincere aiuta a vincere. Gli Agnelli sono a capo della società da una vita, hanno uno stadio di proprietà e questo li fa crescere in maniera esponenziale. Noi siamo mancati per diversi situazioni e abbiamo buttato dei punti”.
Non è stasera che si gioca la panchina, ma la gara con la Juve unita alle prossime contra Sassuolo e Parma decideranno il futuro dell’abruzzese. Non a caso, quando parla delle notizie che gli ha porta Monchi da Boston, Di Francesco cita la data della partita al Tardini: “Del mercato non ho chiesto e Monchi non me ne ha parlato. Ci siamo concentrati su quello che dobbiamo fare in questo momento, ovvero arrivare al 29 dicembre con più punti possibili, dopo faremo valutazioni importanti. Sul mercato sarà inevitabile fare qualcosa anche per i problemi fisici accusati da alcuni, non possiamo non muoverci”. Ma per farsi comprare rinforzi prima deve meritarsi di restate in sella. “Tutte le mattine mi sento in discussione, quando le cose non girano cerchi di trovare soluzioni giuste. Penso a guardare avanti e cerco di fare meglio: nel calcio l’allenatore è sempre davanti a tutti per le responsabilità”. Oggi dovrebbe tornare alla difesa a 4, “ma i gol li abbiamo presi facendo tanti errori individuali”. E la Juve non ne perdonerà neppure uno.