Alessandro il macedone, leggi Trajkovski, ha fatto gol a Buffon e adesso la crisi della Nazionale è davvero balcanica, in senso figurato e non. Infatti l’unità di crisi è scattata già negli spogliatoi del Grande Torino, dove nessuno – ct, giocatori, dirigenti della Figc – ha provato a nascondere la realtà: Ventura è sempre più debole, il Mondiale un traguardo difficile, i play-off un appuntamento che mette paura, la squadra un deserto di talento, la vecchia guardia appannata, i giovani in ritardo di crescita. Non andare in Russia sarebbe un’apocalisse (Tavecchio dixit) per il progetto tecnico: con Ventura verrebbe travolto il presidente della Figc, che gli ha appena rinnovato il contratto fino al 2020.
Buffon, De Rossi, Barzagli, Chiellini e Marchisio mancherebbero il loro ultimo Mondiale, Verratti e Bonucci perderebbero dimensione internazionale, Immobile, Insigne e i più giovani rimarrebbero nel limbo. Per questo, mentre il trentaquattrenne Pandev festeggiava con i suoi compagni il pareggio come se fosse stato un biglietto per la Russia, il trentanovenne capitano azzurro Buffon si è chiesto se quel biglietto sia ancora a portata di mano: «Eravamo in ascesa, ma la sconfitta in Spagna ci ha tolto certezze. Ora ognuno di noi deve prendersi le proprie responsabilità». La stilettata a Ventura è stata indiretta ma chiara, per le critiche alla critica dopo la disfatta di Madrid: «Non serve dare la colpa all’esterno: è una cosa che fanno i perdenti». La presa di coscienza della precaria fase storica, con relativo richiamo all’unità d’intenti, si è tradotta in una lunga serie di colloqui, da venerdì sera: tra il ct e la squadra, tra i veterani Buffon, Barzagli, Bonucci e Chiellini e il ct, poi tra il ct e il dg Uva, poi ancora della squadra senza ct, quindi tra il ct e il suo ex presidente Cairo, padrone di casa nell’allenamento allo stadio Filadelfia, magnifica tana restaurata del Torino. Si proseguirà oggi, nel viaggio per l’Albania cui parteciperà il presidente Tavecchio, assente con la Macedonia: ieri ha telefonato a Ventura e gli ribadirà di persona la massima fiducia. Se però si possono frenare le voci – per gli spareggi Di Biagio, allenatore dell’U21, poi Ancelotti in pista – è assai più complicato sottrarre all’appuntamento di domani a Scutari il significato di una verifica decisiva. La crisi balcanica, provocata dalla Macedonia, non si è certo risolta ieri in Bosnia grazie al Belgio e alla sicurezza per gli azzurri di andare agli spareggi.
In Albania serviranno una partita convincente e punti, per mantenersi il più in alto possibile nel ranking Fifa, che assegnerà le teste di serie dei play-off e del sorteggio per il Mondiale: è molto concreto il rischio di finire in terza fascia. «Giocheremo alla morte», promette l’ex azzurro Panucci, ct dell’Albania, che attende come un grande evento nazionale la prima partita in loco con l’Italia (250 i tifosi azzurri). Il campo di Scutari, appena utilizzato dal Kosovo contro l’Ucraina, è appesantito. Ventura, che inserirà Candreva per Verdi nel 4-2-4 con Eder in attacco e che rimpiazzerà Gagliardini con Cristante o Barella, deve valutare l’impiego dei diffidati Immobile e Parolo (se ammoniti, salterebbero l’andata dei play-off), ma non può permettersi un’altra serata storta. Gli vengono addebitati l’allarmante involuzione nel gioco, la mancata convocazione di Jorginho, un po’ di vittimismo e l’esaltazione degli stage: l’urgenza della Figc è il Mondiale. A novembre torneranno De Rossi, Verratti, Pellegrini e Florenzi. Si tenta il recupero di Marchisio e Belotti, sul quale Ventura è pessimista: «Purtroppo non decidiamo lui o io, ma il suo legamento». Cairo ha rincuorato il ct: «Belotti vuole a tutti i costi guarire per gli spareggi. Un consiglio a Ventura? Di tornare a fare il Ventura»