Una storia breve la sua, non solo a Roma dove ha giocato una stagione di pas- saggio tra Cagliari e Fiorentina, è la vita stessa che è stata ingiustamente effimera con un «buono» come lui. Lo ricordano tutti così nella capitale, Astori aveva la testa sulle spalle e si faceva apprezzare per la sua semplicità, a Trigoria aveva legato soprattutto con il gruppetto di italiani con cui poi si ritrovava in Nazionale, in particolare con Florenzi, che ha trovato la forza di commentare la disgrazia: «Vorrei scrivere mille cose, ma non ci riesco. Rimarrai sempre nel mio cuore, ciao Dà», e con De Rossi, a cui le parole sono proprio mancate e si è chiuso in un silenzio disperato.
Davide avrebbe dovuto firmare oggi il rinnovo a vita con la Fiorentina, invece Firenze si ritroverà ad affrontare una giornata di lutto cittadino in corrispondenza con i funerali. La Roma ha pianificato la settimana di allenamenti prima della scomparsa di Astori, che potrebbe modificare il programma per permettere agli ex compagni di portargli l’ultimo saluto. Il ruolo del destino in questa tragica vicenda lascia un segno evidente, l’esordio in giallorosso era avvenuto il 30 agosto 2014 contro la Fiorentina che quest’anno l’ha reso capitano, il primo e unico gol con la maglia della Roma era arrivato a Udine, lì dove in un maledetto hotel ha passato la sua ultima not- te. Era stato uno dei momenti più belli della sua carriera da romanista, il giorno prima di spegnere 28 candeline si era regalato una rete che portava la squadra a -1 dalla Juventus, infuocando la lot- ta scudetto.
Ieri l’incubo, 1.153 giorni dopo il sogno. «Scioccato per questa tragedia» è Totti, «senza parole» Strootman, Pellegrini ed El Shaarawy. Per Nainggolan era uno di famiglia dopo 4 stagioni e mezzo al Cagliari e una alla Roma: «Quante battaglie insieme». Garcia era in panchina quell’anno: «Sono addolorato», e Di Francesco: «Non c’è modo di accettare una scomparsa così sconvolgente». La triste attualità scopre una vecchia ferita per Monchi: «Conosco la sofferenza che si prova, purtroppo l’ho vissuta con Puerta».
Tutto il mondo del calcio si è stretto attorno a questo dolore, dalla lettera toccante di Tomovic («Voglio che mi aspetti lassù») allo svenimento di Sanchez in campo con l’Espanyol, il piccolo ma- lore del tecnico del Cagliari Lopez, le lacrime di Perin, il «cuore straziato» di Bernardeschi, tutti straziati da una morte che lascia davvero senza parole.