Farewell mirster Claudio. Ci si saluta così, con un pianto sotto la pioggia, uno striscione e un inchino rivolto ai quattro punti cardinali. Un abbraccio infinito con Daniele che attrae magneticamente anche Pellegrini e Florenzi. San Saba, Ostia, Vitinia, Cinecittà: romanità e romanismo dalla periferia al centro, dal mare ai sette colli.
Due di quattro se ne vanno: «Mi fa piacere finire con te», gli sussurra De Rossi. Ma se per lui la strada appare segnata, e quando si sentirà pronto troverà le porte di Trigoria (o di Tor di Valle…) aperte, per Ranieri la sfera di cristallo non indica se ci sarà o no un ritorno in giallorosso. Entrambi se ne vanno accomunati da un “no”: l’anno prossimo non saranno dirigenti della Roma. Si sentono uno calciatore e l’altro allenatore: se non possono esserlo qui, continueranno a fare il calciatore e l’allenatore altrove. Probabilmente all’estero, per motivi opposti. Uno ha da sempre una vocazione internazionale, l’altro non ha mai assaggiato altro che non sia la Roma.
«Nel momento del bisogno hai risposto presente, adesso ricevi l’omaggio della tua gente». Non si poteva immaginare saluto migliore di quello apparso su uno striscione in Curva Sud alla fine del primo tempo. Poco prima era partito un coro dalla Curva Nord: «Claudio Ranieri!». Il motivetto è quello che in altri decenni scandiva i nomi di Franco Tancredi, Roberto Pruzzo e Peppe Giannini. Quando il coro è stato ripreso dalla Sud e poi da tutto lo stadio, il tecnico si è reso conto che sì, era proprio il suo il nome urlato da migliaia di persone. (…)
FONTE: Il Romanista – V. Curcio