Stop alla trattativa. Per il nuovo consiglio di amministrazione di Eurnova, nominato la scorsa settimana e guidato dall’amministratore delegato Giovanni Naccarato, arriva il primo ostacolo. Dea Capital Real Estate Sgr si è tirata indietro. L’immobiliare del gruppo De Agostini non è più interessata all’acquisto dei terreni di Tor di Valle, l’area che prima o poi dovrebbe ospitare il nuovo stadio della Roma.
La trattativa — come si legge nelle carte dell’inchiesta che ha portato all’arresto del costruttore Luca Parnasi, ex patron di Eurnova — era alle prime battute. Ma comunque ben avviata. Era già stato buttato giù un term sheet con la previsione di apporre le firme sul contratto preliminare a breve. Anche le cifre erano già state definite: 200 milioni di euro, con un margine di redditività attorno al 12 per cento per l’acquirente e una plusvalenza da 158 milioni per l’imprenditore finito in manette. Per far schizzare il valore dei terreni, acquistati per 42 milioni dalla famiglia Papalia con un’operazione finita a sua volta sotto la lente della procura, Parnasi non attendeva altro che il voto sulla variante al piano regolatore in consiglio comunale. Poi avrebbe concluso l’affare con Dea Capital.
La stretta di mano, però, non arriverà. Troppo alto, secondo l’immobiliare, il rischio che le verifiche avviate dagli uffici del Campidoglio dopo lo scoppio dell’inchiesta “Rinascimento” su ordine della sindaca Virginia Raggi blocchino l’iter per la realizzazione della nuova casa del club giallorosso. Meglio tirarsi indietro, evitare investimenti troppo pericolosi alle casse previdenziali che attraverso la Real Estate avrebbero scommesso sugli appezzamenti di Tor di Valle e prendere atto che al momento non ci sono le condizioni per investire nella capitale. Un sistema economico complesso, dove riuscire a muovere un capitale è ormai un’impresa.
Lo sa bene lo stesso Luca Parnasi: al netto degli 80 milioni spesi per i terreni, le commissioni e la progettazione dello stadio e del business park a ridosso del Gra, il costruttore avrebbe ricavato circa 50 milioni cash e 70 in quote di altri fondi immobiliari. Ora la torta per l’imprenditore potrebbe ulteriormente ridursi. L’unico investitore a poter sbloccare l’impasse sembra essere il presidente della Roma, l’americano James Pallotta. Come? Attraverso Starwood, il colosso immobiliare statunitense che è già in possesso di una partecipazione di minoranza in in As Roma Spv, società veicolo che fa capo alla cordata del patron giallorosso.
L’ipotesi, già circolata nelle ultime settimane, non è mai stata smentita dal numero uno del club di Trigoria. Tantomeno dalla dirigenza. Anche perché l’inserimento in extremis dell’alleato di Pallotta, che continua a considerare la realizzazione del nuovo stadio la condizione per continuare a impegnarsi nel progetto As Roma, ora avverrebbe pure a condizioni vantaggiosissime. Rispetto alle cifre dell’accordo che Eurnova era in procinto di stringere con Dea Capital, i terreni si sono svalutati.
L’operazione avrebbe un margine di redditività più alto del 12 per cento, quasi raddoppiato. A patto che i controlli avviati in Campidoglio sul progetto dello stadio confermino la versione della procura: «L’iter amministrativo di Tor di Valle non è stato inficiato dall’indagine».