Zaniolo x 10: non c’entra la matematica, è calciomercato. Il valore del ragazzino comprato dall’Inter per 4,5 milioni di euro all’interno dell’affare Nainggolan lo scorso giugno è esponenzialmente cresciuto dopo 8 mesi e un gol dopo l’altro si è – come minimo -decuplicato. Cinquanta milioni di euro per un 19enne sembrano tanti, ma il Psg ne ha investiti 180 un anno e mezzo fa su Mbappé, che ha compiuto vent’anni a dicembre, e non se n’è affatto pentito. Il prezzo lo fa il mercato e lo fa pure il potenziale, immenso quello dell’ex sconosciuto diventato l’uomo-copertina della Roma. Ha gli occhi di tutto il mondo addosso eppure dà l’impressione di essere sempre spensierato e chi comincia a preoccuparsi è piuttosto Monchi, consapevole di doversi impegnare su due fronti, il tavolo del rinnovo e il mercato estivo, perché per «incatenare» Zaniolo a Trigoria serviranno un contratto forte e uno scudo solido in grado di respingere le offerte che inevitabilmente arriveranno.
Ma il diktat della società è chiaro: lui non si vende, non quest’anno quantomeno. Non c’è tentazione che tenga, non sarà il 22 di Massa la prossima (maxi) plusvalenza dei giallorossi e Pallotta, che sta ammirando il gioiellino da lontano, ha fatto capire senza troppi giri di parole di non volersene privare: «Può essere il futuro leader della Roma: è intelligente, maturo e premuroso. Come Pellegrini». Due ragazzi d’oro, ma non per le casse (almeno per ora). Lo stesso presidente però aveva detto, meno di un anno fa, che «le possibilità di vendere Alisson sono pari a zero» e come è andata a finire lo sanno tutti, il percorso del portiere è stato per certi versi simile a quello di Zaniolo, pure lui era sbarcato nella capitale come un signor nessuno per 8 milioni di euro e quando ha avuto l’occasione di mettersi in vetrina ha conquistato tutti, compreso il Liverpool che ha sborsato quasi 75 milioni di euro per averlo.
Moltiplicare per 10, così vengono fuori le migliori plusvalenze di cui Monchi è maestro, ma le storie si possono cambiare, se si decide insieme di farlo. Giocatore e direttore sportivo seguono la stessa strada ora, il primo non è nato romanista (bensì juventino) ma si è innamorato della Sud e vuole crescere a gol sotto la curva e standing ovation, il secondo ad ogni rete sa che dovrà arrotondare al rialzo la cifra sul contratto, ma ne vale la pena. Ci sono già stati incontri tra le parti e si è deciso di aspettare la fine della stagione, cosa che fa gioco soprattutto al procuratore Vigorelli viste le prestazioni esaltanti del suo assistito, ma non è mai stata in discussione la firma sull’adeguamento (senza clausola) promesso e meritato con cui la Roma spera di evitare un rimpianto.
A vendere venderà, ma un veto su Zaniolo l’ha messo e non solo su di lui: «Non sentiamo il bisogno di vendere i nostri giovani talenti. Quando siamo subentrati – ammette Pallotta a Sirius XM – ci eravamo dati altre priorità, ma i nostri sforzi in tal senso saranno ripagati nei prossimi 2-3 anni». Cedere era servito anche per rispettare i paletti del fair play finanziario, contro cui il presidente ora si scaglia: «Ho mandato una lettera all’Uefa chiedendo un dialogo costruttivo su quello che abbiamo visto fare ad altre squadre. Il mio punto di vista è “perché mi sto preoccupando del FFP, non è meglio prendere 12 milioni di euro di multa e accettarla?”». Significherebbe smettere di vendere i talenti .