C’è già stato. E non è detto ce ne sarà un altro. Tutti ad aspettarlo, questo incontro tra James Pallotta e Luciano Spalletti: la chiacchierata i due se la sono già fatta, domenica nel ritiro di Trigoria. Veloce, raccontano, ma sufficiente per capire che al momento c’è poco altro da dirsi. Davvero è lecito pensare che sia necessario un altro appuntamento per capire fino in fondo uno i punti di vista dell’altro? Complicato, a dire il vero, sia a mettersi nei panni del presidente sia di quello dell’allenatore: volete che Pallotta non conosca già il pensiero di Spalletti, attraverso i report dell’a.d. Umberto Gandini e del d.g. Mauro Baldissoni? Volete che Spalletti non abbia già ben chiare le potenzialità del club, il vero nodo del contendere al netto di un contorno insopportabile sventolato ai quattro venti, vestito sempre comodo da indossare?
SENZA FRETTA – La Roma e Spalletti si stanno lentamente allontanando, a colpi di parole e di posizioni ormai cristallizzate. Pallotta ha volutamente urlato in diretta tv quel «vorrei che Spalletti rimanesse con noi». Un po’ perché non avrebbe potuto dire altrimenti, a stagione ancora in corso e con obiettivi ancora da centrare. Un po’ pure per fissare un punto di partenza: il lavoro di Spalletti è giustamente reputato ottimo. Ma per proseguire insieme, la condivisione dev’essere totale. Se ancora non s’è firmato, questo rinnovo, e non si firmerà neppure domani, è perché Spalletti non intende farlo. Non è questo il momento, in fondo non sarà mai il momento se il motivo reale fosse davvero il mitologico ambiente. È piuttosto pensabile che le distanze siano soprattutto sui programmi. Quelli del club Spalletti li conosce benissimo, Pallotta ha tenuto a ribadirli domenica sera all’Olimpico: «Se la Juve ha un fatturato da 360 milioni, il gap è difficile da colmare. Grandi nomi in arrivo? Ne abbiamo già, non possiamo andare a comprare un giocatore per 100 milioni solo perché è un grande nome. Spenderemo di più sicuramente quando avremo lo stadio». La strategia del tecnico, in ogni caso, presto sarà svelata. E lascia in ogni caso serena la società, che comunque – anche desse per scontato l’addio di Spalletti – non potrebbe scegliere oggi il successore: perché limitare la lista dell’eventuale nuovo tecnico a quelli che oggi sono a spasso (Roberto Mancini), senza prendere in considerazione quelli che potrebbero essere liberi tra un mese o due? Ad esempio Unai Emery, non certo della conferma al Psg dopo la disfatta di Champions.
MASSARA RESTA – Meglio pensare alle strategie globali del club, allora. Mentre ieri Spalletti saliva sul treno che lo portava nella sua Toscana, tutta la Roma si riuniva per programmare il futuro allo studio Tonucci. Nell’ordine, Pallotta ha prima visto Ricky Massara, l’attuale d.s. con il contratto in scadenza a giugno, che la società vuole comunque trattenere a prescindere dall’arrivo di Monchi dal Siviglia. Nel pomeriggio il presidente si è incontrato anche con Baldissoni e Gandini: si è parlato di piano aziendale, anche in relazione all’espansione del marchio Roma mondo. L’argomento mercato dovrebbe essere affrontato nelle riunioni di oggi. E magari Massara relazionerà nei dettagli Pallotta sull’evoluzione positiva dell’affare Kessie. La trattativa è sostanzialmente chiusa, la conferma arriva anche dal numero uno dell’Atalanta Luca Percassi: «La Roma ci ha ribadito anche di recente di essere molto interessata al ragazzo». Chissà se a goderselo sarà Spalletti.