Pellegrini è uscito momentaneamente di scena, e a testa alta, il 24 ottobre alla Dacia Arena. La Roma ko per il gol di De Paul e Lorenzo per lo stiramento al flessore della coscia destra. Anche in quel pomeriggio, però, è stato il migliore in campo, come spesso è successo dal gol di tacco nel derby del 29 settembre. Nella prestazione senza anima e ritmo dei giallorossi contro l’Udinese, ha confermato di essere padrone del suo destino nel nuovo ruolo di trequartista che sembra fatto su misura per lui. Repertorio da giocatore completo per fare la differenza in mezzo al campo: incursioni e conclusioni, pressioni, contrasti e sovrapposizioni. L’infortunio, intanto, è superato. Possibile la convocazione per la partita di sabato a Cagliari: oggi rientra in gruppo.
BIG IN AGGUATO – Pellegrini ha lasciato il campo, ma è restato in vetrina. Perché nessuno, anche da infortunato, lo ha mai perso di vista. Ovviamente Di Francesco. Ma in Italia ha altri estimatori e non da oggi. Che lo abbiano chiesto la Juventus, soprattutto Allegri, e il Milan, già con Montella, si sa da quando è stato protagonista nel Sassuolo. Lo stesso Napoli si è affacciato, pure dopo lo sbarco di Ancelotti. All’estero Mourinho lo ha indicato allo United: il suo manager è stato poche settimane fa in Inghilterra per capire fino a che punto l’interesse fosse concreto. E in quel viaggio anche Sarri, adesso da coach del Chelsea, si è ricordato del ragazzo di Cinecittà.
OPZIONE DI LUSSO – La Premier fa da calamita, al punto che da qualche giorno i bookmakers hanno quotato il suo trasferimento (si gioca a 2) al Manchester di Mou addirittura a gennaio. Ma in prima fila, dall’inizio del 2018, c’è il Real. Di Zidane fino al maggio scorso e di Perez oggi. Il presidente madridista, nel viaggio a Roma della settimana scorsa, ha ribadito all’entourage del giocatore di tenerlo in grande considerazione. Lorenzo, però, non cambia idea. Dà la priorità alla Roma. Almeno fino a quando si sentirà al centro del progetto tecnico in cui poter continuare il suo percorso di crescita. L’ambizione prima del guadagno. Anche perché il contratto scade nel 2022 e l’ingaggio è robusto (2.5 milioni). Non c’è da parlarsi o da vedersi, dunque. Se la Roma, all’inizio del nuovo anno, deciderà di chiamarlo è per ridiscutere la clausola. Quei 30 milioni, con finestra triennale ( 1-31 luglio) invitano i grandi club a farsi avanti.