Le sirene rossonere intonavano un canto a cui anche l’omerico Ulisse avrebbe resistito a fatica. Sul piatto brillavano un ingaggio faraonico, i titoli del passato e un futuro ambizioso. Non dev’essere stato facile per Lorenzo Pellegrini respingere la corte del Milan, nello scorso mercato estivo. Se lo ha fatto, è solo per il gusto matto di tornare a casa, di riallacciare le fila di un sogno cominciato a nove anni e chiamato semplicemente Roma. A nove mesi di distanza, il giocatore non ha certo motivi per pentirsi: guadagna di meno (due milioni l’anno fino al 2022, il Milan offriva almeno un terzo in più), ma lavora con il tecnico che lo ha plasmato e lanciato al Sassuolo, e che lo ha messo subito al centro del progetto tecnico giallorosso. Diciannove partite (e due reti) finora in campionato, una in Coppa Italia e sei in Champions League: non male per un ragazzo chiamato a rubare spazio al trio De Rossi-Strootman-Nainggolan.
IL DESTINO – Rimasto in panchina nella fredda serata di Champions a Kharkiv, Pellegrini ritroverà un posto da titolare stasera, contro la squadra che poteva essere sua. Peraltro, gli è già capitato di ribadire a pubblico e dirigenza rossonera cosa hanno perso: all’andata, a San Siro, entrò dopo mezz’ora al posto dell’infortunato Strootman e subito cominciò a martellare il Milan con quelle puntate in verticale che rappresentano uno dei brani più interessanti del suo repertorio. Gli capitò anche di innescare Dzeko per l’azione dello 0-1, prima che Florenzi sigillasse lo 0-2 finale. Giovane docente di gioco tra le linee, Pellegrini è la mezzala ideale per Di Francesco: si scagliona in verticale rispetto al portatore di palla, è abile nel farsi trovare libero sulla trequarti e da lì cerca la combinazione rapida con gli attaccanti. Tempista nelle incursioni senza palla, va al tiro quasi come un attaccante, se non che talvolta sciupa tutto per mancanza di freddezza e precisione. Il 4-3-3 è il suo pane, ma le recenti varianti tattiche di Di Francesco lo chiamano a un ruolo sensibilmente diverso, centrocampista centrale al fianco di Strootman. Lo ha già fatto ultimamente sia a Verona, sempre con Strootman, che a Udine, in coppia con il suo dichiarato nume De Rossi, e se l’è cavata, a volte soffrendo un po’ nelle incombenze difensive. Stavolta, però, l’esame è più severo: dalle sue parti incroceranno Kessie e Bonaventura, senza contare il sacrificio in fase di raddoppio sugli esterni Suso e Calhanoglu. Potevano essere tutti suoi compagni, ma Lorenzo ha seguito il cuore, l’aria di casa e… la cicoria. «A Roma è più buona e quando ero a Sassuolo mi mancava moltissimo», ha raccontato. Scherzava, ovviamente, ma un romano scherza sempre sul serio.