Ha aspettato che tornassero tutti dalle nazionali per guardarli negli occhi. Ha riunito la Roma nello spogliatoio prima dell’allenamento. E non ha risparmiato le parole: ieri a Trigoria Ranieri ha detto quello che c’era da dire in un momento del genere, chiedendo un’immediata riscossa domenica contro il Napoli. I concetti del discorso al gruppo, grosso modo, sono gli stessi, molto duri, espressi davanti alle telecamere dopo l’avvilente prestazione di Ferrara. «Se non si va in Champions – l’avvertimento dell’allenatore – si cambia aria in parecchi. Dovete dimostrare di meritare quello che guadagnate». Dopo Di Francesco, che ha sbattuto per tutto l’anno contro un muro tranne rare parentesi positive, ci prova lui a tirar fuori un moto d’orgoglio da una squadra troppo brutta per essere vera.
Il calendario non aiuta, ma siamo davvero all’ultima chiamata per rimettersi in corsa verso il quarto posto: in sette giorni la Roma affronta Napoli, Fiorentina e Sampdoria, tre partite vere per risorgere o affondare definitivamente. Il timore del tecnico è che molti elementi abbiano staccato la spina, convinti di essere qui solo di passaggio oppure, vedi il caso di Dzeko inseguito da Inter e club di Premier, di aver un futuro altrove già deciso. Non ci credono più, non lottano e sono divisi tra loro. Questa l’impressione di Ranieri che sapeva di ereditare una situazione difficile, ma non la immaginava così delicata. Da uomo di calcio navigato però sa che a volte basta una scintilla per svoltare e ribaltare tutto. E non ha la minima intenzione di arrendersi, essendosi preso a cuore la missione di salvare la squadra a cui è più legato.
La prima risposta dei giocatori è stata positiva, il confronto è sembrato costruttivo e l’allenamento ha regalato segnali confortanti dal punto di vista dell’impegno. Un po’ meno da quello degli uomini disponibili, ma questo si sapeva. Non bastassero gli infortunati del pre-sosta e le ennesime lesioni muscolari accusata da Florenzi ed El Shaarawy che salteranno le prossime tre partite, Dzeko è tornato con qualche acciacco dalla Bosnia. Nel suo caso non si può parlare però di infortunio, ma di affaticamento. In nazionale non ha avuto bisogno di infiltrazioni per giocare come avevano ipotizzato i media locali, comunque ieri i medici giallorossi lo hanno voluto visitare e sottoporre agli esami del caso a Villa Stuart, che non hanno evidenziato alcun tipo di lesione.
Ranieri ha fatto allenare il bosniaco a parte insieme a Schick col consueto programma di defaticamento, oggi è previsto un allenamento pieno ed Edin dovrebbe giocare, ma un piccolo punto interrogativo va messo. Idem per Kolarov, rientrato parzialmente in gruppo da due giorni ma non ancora recuperato al 100%. Sta paradossalmente più avanti di lui Under, fuori da due mesi e mezzo e pronto a ripartire dalla panchina, dove ci sarà anche De Rossi che ha accelerato e dato la sua disponibilità. Stanno provando il miracolo pure Pellegrini e Manolas, reduci da sedute differenziate in campo. Oggi sarà il giorno verità per loro e gli altri acciaccati, intanto Ranieri conta gli uomini su cui puntare a prescindere: uno ad esempio è Perotti, che lo ha colpito positivamente per voglia di fare. Non è invece più una certezza il portiere: Olsen ha toppato anche in nazionale, ora il ballottaggio con Mirante è realtà. A partire dal Napoli.