Il dibattito sul faticoso inserimento di Schick nell’undici di partenza, rischia di far scivolare in secondo piano un altro problema che la Roma si sta portando dietro da diverse settimane: il rendimento insufficiente del centrocampo. Non è soltanto una questione di gol che mancano dagli inserimenti dei vari Pellegrini, Strootman, Nainggolan e De Rossi. Sono certamente pochi – con l’ultimo dell’ex Sassuolo sono saliti a 5, il Napoli ne ha segnati quasi il triplo (14), la Lazio (senza considerare Luis Alberto e Anderson) 10, la Juventus, togliendo Cuadrado, è arrivata a quota 9 – ma le difficoltà incontrate dal reparto non sono soltanto in fase realizzativa. Quello che in estate veniva considerato il punto di forza della squadra, vive una fase di assoluta involuzione. De Rossi s’è fermato allo schiaffo inferto a Lapadula (26 novembre), Gonalons non ha mai convinto del tutto, Strootman a dispetto della sua eccezionalità s’è trasformato in un centrocampista normale. Soltanto Pellegrini e Nainggolan – a fasi alterne – hanno lanciato segnali positivi che tuttavia non bastano a colmare il gap con le rivali dirette.
MOTORE INCEPPATO – La Roma di colpo è diventata prevedibile. Lenta, compassata. E questo inevitabilmente focalizza la discussione sulla mediana. Se nell’ultimo match dell’anno De Rossi può giustificare (parzialmente) la brutta prestazione con un fastidio al polpaccio avvertito nella ripresa (ieri si è allenato regolarmente), qualcosa nel giro-palla giallorosso non funziona più come prima. E Daniele, play della squadra, non può essere esente da critiche. Di Francesco, nell’analisi post-gara – parlando in generale del gruppo – non ha escluso che possa esserci, oltre ad un contraccolpo psicologico per la sorprendente eliminazione dalla Coppa Italia, anche un problema fisico. Non va dimenticato in effetti che prima del match con il Cagliari (16 dicembre), qualcosa a livello muscolare è stato toccato e non è un caso che la vittoria con i sardi sia arrivata a fatica al 94’, senza contare che poi nelle restanti tre partite la Roma ha racimolato due sconfitte e un pareggio. Tuttavia, all’occhio esterno, sembra esserci qualcosa in più da rinvenire nel rendimento dei singoli. Detto di De Rossi, scaduto di tono e qualità da almeno un mese, Gonalons quando è stato chiamato in causa non ha regalato le certezze che ci si attendeva. Le ultime fotografie lasciate in campo (Spal e Chievo) sono quelle di un calciatore alla ricerca di se stesso. E il messaggio che Eusebio gli ha inviato in corsa (anche per preservarlo dal secondo giallo) contro i ferraresi, con Strootman regista, non è sembrato a caso. L’olandese invece merita un capitolo a parte. Non è più quello del primo anno con Garcia ma nemmeno quello della passata stagione con Spalletti. Alcune statistiche lo confermano: vince meno di un contrasto a partita (0,86) quando lo scorso anno la media era superiore a due; meno palloni intercettati (0,43 contro 2); meno occasioni create (0,57 rispetto a 1,07) e minor precisione nei passaggi nonostante giochi più corto rispetto al passato. Soluzioni? La via più semplice sarebbe quella di ricorrere al mercato. Ma difficilmente Monchi (che in giornata rientrerà a Trigoria) a gennaio farà qualcosa. Più probabile in estate, con lo svincolato Badelj e Torreira nel mirino del ds. La risposta va dunque trovata in casa. Possibilmente in fretta.