Tre intoccabili, che partono sempre dal primo minuto: notte e giorno, sabato o domenica, martedì o mercoledì, Italia o Europa, Alisson, Kolarov e Dzeko sono i tre punti fermi della Roma di Di Francesco. Chi per scelta (il portiere), chi per necessità (il terzino sinistro) e chi per tutte e due (il centravanti), sono loro tre i calciatori a cui il tecnico non ha mai rinunciato da agosto ad oggi. Gli altri hanno ruotato sempre: colpa degli infortuni, in molti casi, merito invece dell’allenatore negli altri, quando cioè ha deciso di rivoluzionare la squadra per dare a tutti minuti, fiducia e condizione. Da Gerson a Moreno (gli ultimi due che hanno esordito titolari tra Londra e Torino), passando per Nainggolan, che non c’era a Benevento per un problema fisico, e Florenzi, che sta trovando continuità dopo un anno da dimenticare, Di Francesco ha scelto di mettere in campo una Roma camaleontica, capace di cambiare pelle e uomini.
SEMPRE DIVERSA – Venti i calciatori impiegati, dieci (in 11 partite) le formazioni adottate. Solo contro Atalanta e Atletico Madrid la squadra iniziale è stata riproposta. Per il resto, in campionato, la Roma non è mai stata uguale a se stessa. Ha iniziato a Bergamo con Alisson in porta, difesa con Peres, Manolas, Juan Jesus e Kolarov; a centrocampo De Rossi, Nainggolan e Strootman, in attacco Defrel, Dzeko e Perotti. Da quel momento, in Serie A, sempre piccole o grandi rivoluzioni. Contro l’Inter, viste le assenze, c’era Juan Jesus terzino destro. Col Verona maxi-turnover con Fazio in difesa, Pellegrini in mezzo e Ünder e El Shaarawy in attacco. A Benevento è partito Gonalons dall’inizio, contro l’Udinese, invece, Florenzi è stato il terzino destro, mentre a Milano ha giocato avanzato.
MODULI – Con il Napoli, dopo la sosta, a centrocampo c’era Pellegrini e in difesa Juan Jesus con Manolas, a Torino invece l’inedita difesa quasi tutta mancina con lo stesso brasiliano, Moreno e Kolarov. Non è stato diverso il discorso in Champions, dove Gonalons ha giocato dal 1’ a Baku e Londra ma con compagni diversi: Nainggolan c’era sempre, a sinistra si sono alternati Pellegrini e Strootman. La presenza dell’uno e dell’altro fa giocare la Roma in modo differente, con Lorenzo più mezzala pura, che si inserisce, e Kevin che lavora più sulla forza e meno sulla rapidità. Non che sia un problema, visto che Di Francesco, oltre agli uomini, cambia anche sistema di gioco: il 4-3-3 è la base, che diventa poi 4-2-3-1 o 4-1-4-1 o, anche, 5-4-1. Adesso, con i rientri di Schick (che pure uno spezzone col Verona lo ha fatto) e Karsdorp, mai sceso in campo, la Roma si modificherà ancora. L’olandese è un terzino trequartista (ruolo che ricopriva in passato), il ceco è una prima punta che ama partire largo. Averli in squadra, due mesi dopo l’inizio della stagione, regalerà a Di Francesco più soluzioni e, sperano a Trigoria, anche più punti.