Monchi, nonostante il verdetto quasi definitivo del Camp Nou, ancora non volta pagina. Cioè fino a martedì sera la Roma deve comunque sentirsi in Champions. L’intervento del ds è mirato alla partita di ritorno e soprattutto al percorso fatto finora nella competizione. «Abbiamo battuto il Chelsea, a ottobre, proprio tre a zero. E quindi sappiamo come si fa a vincere, con un punteggio largo, contro una big d’Europa. Tra l’altro all’Olimpico, in questa edizione della coppa, non abbiamo preso nemmeno un gol». Non accenna alla possibile remuntada, ma evidenzia le cifre che hanno accompagnato la squadra ai quarti. Non ha bisogno nemmeno di spostare il tiro su Makkelie. «I rigori li hanno visti tutti, anche gli arbitri spagnoli che, nel loro commento in tv, hanno bocciato l’olandese», il ringraziamento ai connazionali impegnati alla moviola. «Ma adesso c’è la Fiorentina: il primo pensiero, insomma, va alla prossima gara di campionato». La realtà, dunque, e non il sogno. Perché il futuro, come ammette chi è chiamato a programmarlo in anticipo, non è il 2°match contro il Barcellona, ma il 3°(o 4°) posto in serie A.
PARAGONE FUORI LUOGO – La Roma, perdendo 4 a 1 contro il Barça,ha amplificato la figuraccia dell’Italia, Nazionale di Ventura compresa, nelle sfide degli ultimi 10 mesi contro la Spagna. Parziale di 19 a 2, partendo dal 3 giugno e dal 4 a 1 del Real, nella finale di Champions a Cardiff, contro la Juve. La sconfitta di mercoledì sera, però, è accostabile alle precedenti solo per la goleada. Perché la partita del Camp Nou ha raccontato altro. Lo scarto di 3 reti è eccessivo e anche casuale. L’arbitro olandese Makkelie ha cambiato la storia del match, negando i rigori per i possibili 1 a 0 (Semedo su Dzeko) e 1 a 1 (Umtiti su Pellegrini). I giallorossi, come ha evidenziato Di Francesco, hanno dato il loro contributo con le autoreti di De Rossi e Manolas, per il 2 a 0 dopo meno di un’ora, e l’assist di Gonalons a Suarez, per il 4 a 1 che santifica probabilmente la qualificazione del Barcellona prima ancora di giocare il ritorno all’Olimpico. Su 5 reti, sono 3 i marcatori della Roma, anche se l’unico gol da festeggiare è stato quello di Dzeko. Basterebbe per inquadrare lo svolgimento bizzarro che ha acceso la notte catalana, a prescindere dalle gaffe del direttore di gara. «Risultato bugiardo». Lo hanno detto Monchi, Di Francesco e Dzeko, dividendo le responsabilità: errori dell’arbitro e della Roma. «Successo esagerato» ha addirittura ammesso, con quel fair play che non gli è mai appartenuto, Suarez. Il 10° ko della stagione è diventato anche il più pesante di questa gestione tecnica: mai presi 4 gol da Alisson. E’ successo solo mercoledì sera, nel 40°match dell’annata.
GRUPPO INCOMPLETO – «La sconfitta è solo colpa mia: più grave il mio errore di quelli dell’arbitro». Perotti va a dama controcorrente. Makkelie non deve essere l’alibi da sventolare in Europa. La Roma è entrata, dopo 10 anni, tra imigliori 8 club del continente, senza avere però la rosa delle big. Va, dunque, perfezionata nei ruoli chiave. Manca il regista. Quello del futuro dovrà essere rapido di pensiero e di gambe. Non come De Rossi e Gonalons, per capirsi. E va individuato sul mercato il finalizzatore da sommare a Dzeko: il vuoto lasciato da Salah non può essere riempito solo dal ventenne Under. Nè da Schick che, per la cronaca, ancora non ha debuttato in Champions. In difesa, aspettando Karsdorp, bisogna migliorare come qualità. Perché Di Francesco, almeno tatticamente, ha dato un’identità alla squadra. Che, però, è sempre penalizzata da errori individuali: davanti si spreca, a centrocampo regnano l’imprecisione e l’approssimazione, dietro ci si addormenta pure di giorno. Monchi si prepara a intervenire. Con gente di spessore internazionale. In mattinata ha visto Raiola: per il rinnovo (annunciato) di Luca Pellegrini e per l’aggiornamento (scontato) su Balotelli.