Certezze azzerate, modulo in discussione e ambiente avverso, a Roma sembra pieno agosto (acquazzoni a parte). Di Francesco, oggi come allora, vuole far ricredere tutti. Dalla sua parte ha la società, che non l’ha mai messo in discussione nonostante non vinca da 7 partite, e una classifica che invita a non mollare, perché l’obiettivo minimo stagionale, la qualificazione in Champions, è assolutamente a portata. Lo è, quantomeno, per la squadra prima nel girone europeo, quella capace di fare una straordinaria rimonta a Londra e di segnare 3 gol al Chelsea all’Olimpico: gli uomini non sono cambiati, le sirene di mercato hanno fatto tanto rumore per nulla (o quasi) e adesso Dzeko e compagni sono chiamati a tornare quelli di prima. Determinati e ambiziosi. La ricerca della cura passa da Verona, meta apparentemente «comoda», ma non per una squadra in crisi. La graduatoria dello stato di forma vede i giallorossi schiacciati proprio tra le due veronesi, al penultimo posto, uno sotto l’Hellas. Perché la formazione di Pecchia è tornata a vincere a Firenze, mentre la Roma 3 punti li ha ottenuti in 6 partite di campionato.
«Sento tantissimo la fiducia della società, sull’esterno – puntualizza Di Francesco – mi sembra di essere tornato ai tempi in cui ero appena arrivato. È giusto così perché fa parte del mio lavoro. Con i ragazzi dobbiamo riprenderci la stima della gente, solo con le prestazioni e i risultati la possiamo ritrovare, non bastano le chiacchiere. Verona deve essere un punto di ripartenza». In nome del «bene della Roma», l’integralista del 4-3-3 è disposto a variare: «Ultimamente abbiamo fatto male con questo modulo, non so se cambiare sistema di gioco è un’ammissione di colpa, ma io faccio quello che mi sento di fare. Non mi fossilizzo. L’importante è non mandare i giocatori in campo senza sapere dove devono andare. Il 4-2-3-1 è una possibilità, così come il 5-3-2». Quest’ultima sembra più una provocazione, o un’opzione a gara in corso, mentre vedere Pellegrini e Strootman davanti alla difesa-tipo, con Nainggolan avanzato sulla trequarti assieme a El Shaarawy (favorito su Perotti) e Under («ha bisogno di continuità, è un potenziale titolare»), è più che un’ipotesi. Anche in virtù del 5° forfait consecutivo di De Rossi, rimasto nella capitale a gestire il fastidio al polpaccio. Il perno offensivo della squadra sarà il più «chiacchierato» di gennaio, Dzeko, «disponibile prima e molto più sereno e convinto adesso. Sono molto contento che sia finito il mercato».
Un bel sollievo per Eusebio, che pur di non abbandonare la nave in piena stagione aveva accettato il sacrificio del bomber, ma è stato il primo ad esultare: «La società ha scelto fortunatamente di mantenere Edin, è una questione chiusa. Il ragazzo è ben voluto, non c’è nessuna spaccatura all’interno della squadra o con lo staff e la società, c’è solo il desiderio di riscattarsi. Tutti quanti noi di chiacchiere ne facciamo tante, ma ora dobbiamo cominciare a vincere perché abbiamo la possibilità di ottenere l’obiettivo Champions e possiamo fare qualcosina anche quest’anno in Europa. Non lo dimentichiamo». La novità nell’elenco per Verona, e nella nuova lista Uefa, è Capradossi, mentre Silva «comincerà ad allenarsi con la squadra nel giro di 15 giorni: può essere il futuro della Roma», Schick continua la battaglia con la sfortuna e punta il Benevento. Con la speranza che nel frattempo le acque si siano calmate: «Il romanista dice sempre “semo nati pe’ soffrì», allora continuiamo a soffrire un po’ augurandoci di arrivare ad un risultato importante: tifosi, sosteneteci», l’appello col cuore in mano di un tecnico stanco dei «mai una gioia».