Aspettando l’ufficialità del trasferimento di Salah al Liverpool, che dovrebbe arrivare domani, la Roma guarda avanti. Un’operazione, quella relativa all’egiziano, ineccepibile dal punto di vista finanziario. Considerando che rispetto alla passata stagione mancano in questo esercizio sia i 30 milioni della partecipazione all’ultima Champions che gran parte dei 77.5 milioni di plusvalenze messe a bilancio nel 2015-16, la cessione dell’attaccante rimette le cose a posto. Acquistato due anni fa per 21.7 milioni, Momo ha un ammortamento residuo di 12.6. Tradotto: tutto quello che la Roma guadagnerà in più (i Reds lo pagheranno oltre 40 milioni), contribuirà a realizzare un’ottima plusvalenza che si andrà a sommare a quella ottenuta dagli addii di Ljiaic e Sanabria (circa una decina di milioni). Archiviato l’aspetto economico, bisogna però far fronte a quello tecnico. La Roma con la partenza di Salah perde un calciatore che ha segnato 34 gol in 83 gare, ha rappresentato un pilastro sia per Garcia che per Spalletti e nelle ultime due stagioni in serie A ha creato più occasioni da gol (51) dentro l’area di rigore. Non poco.
IL PUPILLO DI EUSEBIO – Monchi da tempo lavora già al sostituto, partendo dal presupposto che Di Francesco avrà bisogno di almeno 4 esterni offensivi e due attaccanti centrali. Con l’addio dell’egiziano, la Roma dispone di Dzeko, Perotti, El Shaarawy e si porta dietro l’incognita tecnica di Florenzi che dalle prime parole del nuovo allenatore si è solamente capito che difficilmente giocherà terzino. Mancano dunque un vice-Edin e probabilmente due ali. Una potrebbe essere Ghezzal. Il ds spagnolo lavora a fari spenti sull’operazione e attende una risposta dal franco-algerino che, libero a fine mese, ha ricevuto oltre all’offerta giallorossa anche quelle del Milan e del Psg. Difficile però pensare che la Roma si fermerà qui. Anche perché Di Francesco, arrivando nella capitale, non è stato soltanto ad ascoltare. In difesa ha fatto il nome di Zappacosta (offerto, intanto, Emerson Santos, classe ‘95, del Botafogo: centrale che può giocare pure a destra), è stato fondamentale per il rientro di Pellegrini (possibile annuncio in settimana) e in attacco ha chiesto Berardi. Impegnato con l’Under 21 nel campionato europeo, quella appena conclusa potrebbe esser stata la sua ultima stagione al Sassuolo. L’ad Carnevali, giorni fa, non ne ha fatto un mistero: «Vorremmo tenerlo ma su di lui ci sono tante squadre…». Tra queste la Roma. Classe ’94, contratto in scadenza nel 2019, arriva da un paio di stagioni in chiaro-scuro, almeno dal punto dei vista dei gol. Se il 31 maggio del 2015 concludeva il campionato con una rete al Genoa, portando il totale a 31 in 61 presenze in serie A, negli ultimi due anni ne ha segnati appena 12 in 50 partite. Una flessione che non è passata inosservata e che in molti attribuiscono al fatto che il ragazzo vive ormai la realtà emiliana come un freno per la sua crescita. Ma forse c’è di più. Perché proprio nell’ultimo biennio Di Francesco ha lavorato su Berardi sotto l’aspetto difensivo, trasformandolo a tutti gli effetti in un esterno da 4-3-3. Soprattutto nel pressing, l’attaccante è cresciuto molto, migliorando anche nei movimenti senza palla per liberare i compagni al tiro. Non c’è dubbio che Berardi, mancino che gioca a destra (come Ghezzal), rappresenti l’optimum per il tecnico abruzzese, alla ricerca di esterni dal piede invertito. Senza contare che all’occorrenza può giocare anche prima punta. «Specificità» (cit.) permettendo.