Inutile e soprattutto rognosa. Ingombrante, insomma. Fin troppo facile capire che senso bisogna dare alla partita di Plzen. La Roma, pur essendo già promossa agli ottavi di Champions, sa che nella sfida contro il Viktoria ha solo da perdere. Perché, pur in emergenza per le assenze pesanti di 4 titolari e ulteriormente indebolita dalla rotazione comunque necessaria, non sarebbe accettabile la nuova sbandata. Il risultato, dunque, non fa testo per la classifica del gruppo G, con i giallorossi secondi dietro al Real campione d’Europa, ma conta per l’immagine di questa squadra che ha un rendimento deprimente in campionato. La proprietà Usa, insistendo per il ritiro a tempo indeterminato, ha chiarito ai protagonisti di quest’annata, iniziata male e per ora proseguita peggio, che il raccolto deficitario dipende esclusivamente da loro. Dalle distrazioni in campo e fuori. Sotto accusa i giocatori, ma anche l’allenatore. Sono i responsabili del disastro sportivo che nessuno, a Boston come nella Capitale, avrebbe mai pensato di vivere.
PANCHINA AD OROLOGERIA – Di Francesco, passando da un match all’altro, è consapevole di come la fiducia, sventolata di nuovo in pubblico da Monchi, sia solo a tempo. È come se mettesse in palio sempre il posto. Ormai se sbaglia, lo lascio al prossimo collega che passerà il convento. Rischia a Plzen, di sicuro domenica con il Genoa. Sembra improbabile che salti stasera contro il Viktoria, battuto il 2 ottobre all’Olimpico con il risultato più largo della storia giallorossa in Champions (5-0). Ma l’eventuale figuraccia lo avvicinerebbe all’esonero: Pallotta è stato inequivocabile proprio con il ds, il principale difensore, insieme con Totti, del tecnico. La Roma, secondo Monchi, è però viva. Fa la partita e crea chance, nonostante i forfait di titolari come De Rossi, Lorenzo Pellegrini, El Shaarawy e Dzeko. Ma si ferma poi sul più bello, con il solito cortocircuito. Gaffe dei singoli e di squadra, da eliminare per tornare in corsa per il 4° posto, obiettivo fondamentale per il futuro del club. Ma il punto è questo: l’allenatore, fin qui, non è stato capace di intervenire con la cura idonea.
ALTO RISCHIO – La Roma e ancora di più Di Francesco, non dovendo più far calcoli dal 27 novembre per andare avanti, avrebbero voluto chiudere la fase a gironi con meno pressione. Entrerà, invece, in campo nel tardo pomeriggio sapendo che Pallotta si attende il riscatto già in Repubblica Ceca. Questione di prestigio e di rispetto. Il Viktoria Plzen, al 46° posto nel ranking Uefa, è terzo nel gruppo G e vuole traslocare in Europa League. Gli basta lo stesso risultato del Cska, impegnato al Bernabeu contro il Real. Ecco perché la partita non avrà niente dell’amichevole. Sarà la numero 100 dei giallorossi in Champions (comprese le 2 del playoff contro il Porto del 2016) e la 109 nella principale competizione continentale (contando le 9 in Coppa dei Campioni).