Il vento non sa leggere, ma Di Francesco sa leggere il vento. Ed era stato un vento forte e caldo a trasportare Ünder in formazione. Poi il ragazzo se l’era meritato: quattro gol e un assist nelle ultime tre partite. Rischiarne l’esordio in Champions nella ghiacciaia di Kharkiv? Rimandarlo? Subito dentro, è stata la decisione del tecnico dopo aver letto il vento. Con qualche preoccupazione, ben fondata come si vedrà, sulle condizioni di Florenzi, svuotato dall’influenza. Su quella fascia, altri più di Ünder potevano garantire sostegno a Florenzi. Il vento continua a trasportare Ünder, anche quando non tira benissimo: il pallone colpisce ginocchio e braccio del portiere, ma s’infila. Ed è un gol molto importante: lì sono appese le speranze di qualificazione. Piace la Roma nel primo tempo: colpo su colpo, senza paura, senza cattivi pensieri sullo Shakhtar, che l’ha spedita fuori dall’Europa nel 2011 e quest’anno ha largamente contribuito all’eliminazione del Napoli. Giochiamocela. Bene, così si fa. La squadra tiene, sembra essersi ritrovata in una recita europea. Sembra, perché Florenzi liscia un lungo lancio partito dalla difesa ucraina, Manolas non tiene Ferreyra ed è l’1-1. La principale responsabilità è di Florenzi, poveraccio, che fa quello che può, ma tutta la difesa romanista è schierata male. Per com’è arrivato, uno di quei gol che fanno ammattire gli allenatori: in contropiede, quando si è in vantaggio fuori casa e la difesa è schierata, sia pur male. Incredibile. Qui cambia la partita. La Roma accusa il colpo, lo Shakhtar si esalta, i suoi brasiliani si cercano e si trovano con accelerazioni improvvise.
Di Francesco cambia i due di destra: Florenzi e Ünder, dentro Gerson e Bruno Peres. La sofferenza cala, ma di poco. Ormai smarrita, la Roma non può contare sulle iniziative di Perotti, che si fa notare per le maniche corte. Si affievolisce anche la spinta di Kolarov, e anche Alisson, autore di belle parate, non è impeccabile su una punizione dal limite di Fred. E ancora grazie a Peres, che non è certo il massimo della vita come difensore, se nel recupero non arriva il terzo gol, forse eccessivo, ma nell’ultima mezzora, pedalando all’indietro, la Roma non aveva fatto molto per evitarlo. Lo Shakhtar è una squadra di singolare impasto. Ragiona in modo sudamericano, difende maluccio ma sa attaccare in massa, a volte eccede in tocchetti leziosi. Non è facile prendergli le misure, e spesso ha fatto piangere le italiane. Ecco perché il risultato non è di quelli sperati, specialmente dopo il gol di Ünder. Ma è accettabile, un po’ perché poteva andar peggio e perché all’Olimpico fra tre settimane, in uno stadio più caldo, potrà bastare l’1-0. La Roma dovrà mostrare crescita costante, anche mentale, ed essere compatta per tutti i 90’, cosa che ieri non è avvenuta. E prepararsi a qualcosa di più dell’1-0, perché coi suoi giocolieri lo Shakhtar non starà a guardare. Come la Juve col Tottenham, secondo tempo da buttare.