Inizia con una sciarpata delle grandi occasioni Roma-Porto, la prima partita di Champions League del 2019, la seconda gara casalinga in stagione nella speciale classifica delle presenze sugli spalti (51.727 totali). Seconda solo alla gara contro i campioni d’Europa del Real Madrid nel girone eliminatorio. Una serata particolare all’Olimpico, dove va in scena il tanto atteso ritorno della massima competizione continentale. Una serata po’ fredda, per il clima, e sugli spalti, ma soprattutto umida. Strana, però, perché le recenti ferite si fanno ancora sentire e non basta, o non del tutto, la notte da sogni di coppe e di campioni a ricompattare completamente quella frattura di cui anche il Capitano Daniele De Rossi aveva parlato nella conferenza stampa pre-partita. La cocente delusione per l’eliminazione in Coppa Italia aveva già pesato nella gara con il Milan, subito successiva. I tre gol di Verona si erano portati dietro gli strascichi della contestazione a Kolarov.
Nel momento dell’inno il colpo d’occhio dello stadio Olimpico è davvero notevole. Colorato di giallorosso per intero (ad eccezione dello spicchio del rumorosissimo settore ospiti, gremito di 4.000 sostenitori portoghesi), con la Tevere che si presenta come una muraglia umana, che quasi senza soluzione di continuità prosegue verso i distinti e la curva Nord. Sì, «solo la maglia», intona subito la Sud, che vuole mantenere il punto, ma anche e soprattutto «voglio solo star con te», il coro che riecheggiava nella stagione scorsa e spingeva la squadra nelle impresa in particolar modo di Champions. C’è lo striscione “Rispetto per la maglia”, affisso sopra lo stendardo classico dei Fedayn. C’è qualche timido fischio dedicato a Kolarov (ma nulla di paragonabile alle querelle delle scorse settimane) nel riscaldamento. Uno striscione nella parte centrale della Curva Sud contro il serbo si alza dopo un quarto d’ora di gioco. Ma il tentativo di coro che parte è subito coperto dai fischi della quasi totalità del settore caldo del tifo giallorosso. (…)
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