Col sorriso sghembo di chi è salito in Paradiso ed è poi ricaduto sulla terra dopo essere scivolato su una buccia di banana, il tifoso romanista si sveglierà stamattina comunque soddisfatto per aver ritrovato la sua squadra nella serata che maggiormente contava, dentro l’Olimpico ruggente come ai bei tempi dello scorso anno, col Porto rimandato a casa e battuto anche se col minimo scarto, e la qualificazione ai quarti di questa Champions League da giocarsi tra tre settimane al Do Dragão.
Può andar bene anche così, anche se il Paradiso si era schiuso in ottanta minuti di partita magnificamente controllata e fatta propria grazie a una storica doppietta del più giovane in campo, Zaniolo, e davanti agli occhi spalancati/ammirati del ct azzurro Mancini. La buccia di banana invece è costata il gol del Porto, arrivato in circostanze sfortunate, con un assist al bacio arrivato su svirgolata da fuori area, per il gol del neoentrato Adrian Lopez, pronto a restituire incertezza a una qualificazione che pareva già decisa.
La gara all’inizio era rimasta bloccata dal rispetto reciproco, con il Porto sceso all’Olimpico col chiaro intento di non perderla e la Roma con il fardello psicologico del gran numero di gol subiti nelle ultime esibizioni e quindi col terrore di pregiudicare la qualificazione regalando spazi agli avversari. C’è stata quindi una lunghissima fase di studio, con i 433 a confronto nella versione più cauta possibile. Con la conferma delle ultime defezioni, i cambiamenti nella formazione erano stati obbligati, con Florenzi a formare la linea a quattro davanti a Mirante (con Olsen recuperato ma solo per la panchina), il centrocampo più muscolare possibile con Cristante e Pellegrini a far da scudieri a De Rossi, e lo splendido Zaniolo esterno alto a destra con El Shaarawy dalla parte opposta e in mezzo Dzeko, particolarmente a suo agio nelle serate come questa.
Quasi inevitabile che sia stato lui a creare l’occasione migliore del primo tempo, dopo una discesa in slalom di Fazio, perfetta anche nella rifinitura per il centravanti che s’era creato lo spazio giusto sulla sinistra, è rientrato sul destro cogliendo l’unica certezza del fortissimo Militao e ha colpito dall’alto verso il basso con la forza dei giusti, ma il palo ha respinto insolente, ricacciando indietro l’urlo del gol degli oltre 50.000 dell’Olimpico, vestito a festa come nelle serate migliori. L’ex laziale Conceiçao ha invece interpretato nella maniera più difensiva possibile il suo calcio, lasciando l’impostazione sempre ai centrali che però il più delle volte alzavano la gittata dei lanci finendo per premiare la superiore capacità aerea dei due dirimpettai romanisti. Davanti Soares, Fernando e Brahimi si abbassavano a cercar gloria a metà campo, sempre respinti con perdite. E tanto per bagnare l’esordio del Var, il primo episodio della storia della Chamions meritevole di silenzioso controllo elettronico è arrivato al 18′, quando un clamoroso fallo di mano di Pepe (col braccio altissimo a interrompere un palleggio di Zaniolo) non è stato sanzionato dall’olandese Makkelie, ed evidentemente il Var non ha potuto correggere perché non c’era certezza dell’evidenza della posizione del portoghese in area di rigore, (ballava sulla linea). (…)
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