Quattromila dragoni nella tana dei lupi. Tanti saranno questa sera i tifosi del Porto all’Olimpico. Un numero che in casa della Roma negli ultimi anni è stato raggiunto soltanto dai sostenitori di Panathinaikos (molti di più in realtà, ma fra loro e la Sud romanista c’è una solida amicizia), Bayern e Liverpool. E che attesta da un lato l’importanza del match, dall’altro il seguito importante di cui gode la squadra campione del Portogallo. Una storia che affonda le proprie radici in tempi lontani, quella della tifoseria organizzata del Porto. Negli Anni 80 i “Dragoes Azuis” costituiscono l’asse portante del settore più caldo, all’epoca i Distinti. Sono talmente radicati da essere il gruppo più numeroso dell’intera penisola iberica, con oltre cinquemila tesserati.
Almeno fino al 1986, quando da loro si stacca una costola di giovanissimi dissidenti che forma i “Super Dragoes”, che prendendo spunto dal modo di intendere squadra e tifo degli ultras italiani diventano in breve i leader incontrastati della Curva Sud. Sono loro a fare tendenza e a beneficiare di un seguito di massa, in casa come in trasferta. In diverse migliaia seguono la squadra nell’ostica Lisbona, con lo Sporting come con il Benfica, che tradizionalmente rappresenta l’antitesi del Porto. È proprio con le aquile biancorosse della Capitale la rivalità più accesa, in campo e sugli spalti: da sempre il Benfica rappresenta il potere sportivo del Paese e nell’ottica dei dragoni blu «una cultura calcistica da rifiutare in ogni suo aspetto». Gli uni sono tutto quello che gli altri non vogliono essere. (…)
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