Rispetto alla partita contro il Real Madrid, in campo contro l’Arezzo nell’undici ci sono due nuovi arrivati e non uno: oltre a Pau Lopez, titolare anche domenica scorsa all’Olimpico, compare Diawara. Domenica c’è il Genoa, sarà più o meno questa la squadra che farà il suo esordio in campionato. Con una-due varianti/variabili. Pellegrini in vantaggio sull’ex centrocampista del Napoli e Mancini come alternativa a uno dei centrali, aspettando Cetin o un altro più pronto.
Le prove generali sono terminate (ieri decima amichevole estiva, vinta per 3-1 reti di Perotti, Dzeko e Kluivert, per i toscani Belloni), Fonseca comincia ad avere le idee chiare e allo stesso tempo è consapevole che tanto deve essere migliorato. La squadra deve trovare equilibrio. Ha definito le questioni spinose e in questo senso i rinnovi di Dzeko, Zaniolo e Under sono rassicuranti. La rosa non è completa e il tecnico lo sa e lo sa anche il suo direttore sportivo, Petrachi.
I PUNTI FERMI – Dall’amichevole di Arezzo s’è capito quali, per il tecnico, siano i punti fermi della squadra e quali vadano ancora aspettati. E in questo momento, al di là delle caratteristiche, il termometro per capirlo è anche la condizione fisica dei singoli. Uno è sicuramente il portiere. La gerarchia è evidente: primo lo spagnolo, secondo Mirante. Pau Lopez sta imparando a dialogare con i compagni e li sostiene anche con buona capacità di palleggio, non consueta per un portiere. Bravo anche tra i pali. Migliorabile, chiaro. Ma per ora si dimostra affidabile. Chi sta bene, in palla, è Kolarov. Ha giocato quasi tutte le amichevoli, facendosi trovare in tiro e padrone della fascia.
La presenza di Spinazzola è stimolante, lo è anche per Florenzi, pure quest’ultimo apparso in buone condizioni: nei primi 35 minuti ha sfiorato due volte il gol, segnale evidente di ciò che chiede agli esterni bassi il tecnico portoghese, ovvero di accompagnare la fase offensiva. Con questo 4-2-3-1 sia Under (molti guizzi e ispirato in zona assist) sia Perotti giocano molto dentro al campo, quasi partendo da mezz’ali. Ecco perché in quella posizione possono starci anche i trequartisti, vedi Zaniolo e, chissà, un giorno anche Pastore. Comunque, al netto del valore dell’avversario (l’Arezzo è una buona squadra di serie C), si vede un buon fraseggio, qualche manovra ad alta velocità e con buona qualità, molto ben coordinata dal regista offensivo che è Dzeko.
Il problema è quando si perde il pallone: il centrocampo non riesce a fare muro, manca uno come Veretout, che fino a ora non lo abbiamo mai visto, a dare equilibrio. La coppia al momento sembra essere Cristante–Pellegrini, ma ha bisogno di grande sostegno. In difesa Fonseca sta puntando su Jesus (Fazio ancora non al top), unico che gli garantisca un po’ di velocità nei recuperi, quella persa con l’addio di Manolas. Vedremo chi, e se, arriverà qualcuno da qui al 2 settembre. Ma il reparto ancora non convince a pieno e più che il reparto, la difesa di squadra. Fonseca non era soddisfatto, troppe azioni concesse agli avversari, specie da palla inattiva. E questo al di là del gol subito (su rigore, fallo ingenuo di Mancini, entrato nella ripresa al posto di Jesus). La squadra appare ancora un po’ fragile, mentre quando si distende è anche piacevole da guardare.
CRESCE IL TONO – Nella ripresa tutti più nervosi. L’arbitro nega un rigore all’Arezzo, poi ne dà uno alla Roma e quindi lo restituisce ai toscani. Facendo arrabbiare un po’ tutti. Fonseca ci fa poco caso, pensa alla squadra e di cambi in avvio (Mancini a parte) non ne fa. Li farà successivamente e toccherà a Spinazzola, Pellegrini, Kluivert, autore del terzo gol. Tra i punti fermi c’è ovviamente Dzeko, ancora in rete (dopo aver sbagliato due occasioni facili facili) e c’è anche Zaniolo, che oltre a procurarsi il rigore, è protagonista di molte trame offensive. Stavolta senza sceneggiate e colpi di testa. Evidentemente il rinnovo ha fatto bene. Sono tornati i sorrisi, ma per il campionato servirà altro. Nel finale si sono visti in campo Defrel, Schick, Antonucci e Santon i quali, per un motivo o per un altro, faticheranno a restare nella Roma quando il mercato sarà chiuso.
FONTE: Il Messaggero – A. Angeloni