Quella catena lì, a destra, ha funzionato quasi come fosse oliata già da tempo. Ed invece i tre (Florenzi, Pellegrini e Under) non solo non avevano mai giocato insieme, ma in questa nuova Roma di Di Francesco non avevano neanche mai disputato una partita dal via. Ecco per ché, Florenzi a parte, i volti nuovi di Roma-Verona sono proprio loro due: Lorenzo Pellegrini e Cengiz Under, 41 anni sommati insieme e un mondo di cose belle ancora da scrivere nel romanzo del pallone.
DA APPLAUSI – A fine partita Di Francesco ha fatto (giustamente) i complimenti ad entrambi. E se arrivano da uno come Eusebio, che difficilmente parla dei singoli a tutela del gruppo, allora vuol dire che Lorenzo e Cengiz hanno fatto davvero bene. Il primo ha creato occasioni a ripetizione, andando dentro e sfruttando a memoria l’apprendistato di due anni vissuto con il tecnico abruzzese nel Sassuolo Il secondo, invece, ha regalato strappi ed accelerate che hanno sempre messo in difficoltà la difesa veneta, andando anche vicino al gol in un paio di occasioni (incrocio dei pali e calcio alto in contropiede). Insomma, tanta roba.
I MOVIMENTI – «Sognavo un bel debutto da titolare e speravo di far bene – dice Pellegrini –. Ma era importante vincere e lo abbiamo fatto, con il Verona è stato un sabato perfetto. Dovevamo dare un’impronta positiva, tornare al successo dopo il pareggio con l’Atletico, che comunque personalmente ritengo un buon risultato». E il successo è tornato, anche per merito suo, che con il gioco di Di Francesco è molto più a suo agio (ad oggi) di un campione come Strootman. «Per assimilare movimenti del mister ci vuole un po’ di tempo, ma sia mo a buon punto, già in allenamento si iniziano a vedere buone cose – continua Pellegrini –. Sulla mia fascia c’ero io che so cosa devo fare, dall’altra parte Kolarov e Nainggolan hanno interpretato bene la partita. L’allenatore ci dà un’impronta, ma molti movimenti dipendono anche dagli avversari. Ad esempio, con il Verona io e Nainggolan abbiamo trovato molti spazi centralmente. Under? È intelligente, anche se non parla ancora italiano. Ma parla la lingua del calcio, è molto bravo».
LA SORPRESA – Già e ad essersene accorti sabato sera sono stati in molti. Non a casa sua, in Turchia, dove già conoscevano il valore del ragazzo e dove ieri tv e giornali parlavano quasi tutti del suo esordio dal primo minuto. Ma Under ha rubato l’occhio anche a chi era all’Olimpico o a casa a vedere la partita. L’impressione è che con le sue caratteristiche si calzi alla perfezione nel ruolo di esterno destro: è veloce, converge e quando si accentra dialoga, ha l’uno contro uno e un ottimo calcio. Insomma, l’impressione è che Di Francesco ora abbia una certezza in più da quella parte. Schick e Defrel sono diversi e, probabilmente, gli sono ancora davanti. Ma Under è lì, pronto a sfruttare ogni occasione.