In bilico a Trigoria, come nel resto d’Italia. Anche a Milano e Torino, addirittura sponda Juventus. In ogni società, e quindi anche nella Roma, ogni ruolo è in discussione, ovviamente legato al raccolto stagionale. In palio c’è il futuro dei singoli che si giocano il posto: direttore sportivo, allenatore e giocatori. L’esame, per gran parte delle squadre di serie A, è lungo tre mesi, quelli che mancano alla fine del campionato: ultima giornata il 26 maggio. In teoria è possibile anche posticipare la scadenza: il 29 maggio c’è la finale di Europa League e il 1° giugno quella di Champions (la Coppa Italia, invece, si assegna il 15 maggio). Pallotta, come è successo alla fine di ogni annata e come ha spiegato anche recentemente al suo management, è pronto a intervenire prima dell’estate, scegliendo in prima persona, e sempre ascoltando il consulente Baldini, chi confermare e chi allontanare.
PATTO VULNERABILE Sotto osservazione, e ormai da tempo, Monchi e Di Francesco. Il presidente, come ha spesso fatto capire nei suoi interventi da Boston, non è soddisfatto dal rendimento della squadra in questa stagione. Il 5° posto in campionato, con i 13 punti lasciati per strada contro i club di bassa classifica, non gli va giù. E si prepara, dunque, a chiedere il conto sugli investimenti della scorsa estate che non hanno migliorato la rosa, sui 31 infortuni muscolari che sono finiti al centro del dibattito pure oltreoceano e sulle prestazioni altalenanti da agosto ad oggi. Il ds sa che le operazioni di mercato non hanno convinto la proprietà Usa: quelle in entrata e non certo le dismissioni eccellenti, con relative e ottime plusvalenze, di Alisson, Nainngolan e Strootman.
L’allenatore, invece, è nel mirino dal ko del 23 settembre contro il Bologna al Dall’Ara. D 5 mesi, dunque, con Baldini che contattò Paulo Sousa. Il 30 gennaio, dopo l’umiliante 7-1 del Franchi nei quarti di Coppa Italia contro la Fiorentina, bastò l’«ask Monchi», inviato ai media da Boston, per definire la posizione di Pallotta. È toccato ancora allo spagnolo salvare il tecnico. Ma Monchi e Di Francesco, senza mettere in discussione l’alleanza siglata nel giugno 2017, hanno capito in quelle ore che pedalare in tandem pure nella nuova stagione, con il presidente di traverso, sarebbe stato complicato.
ENNESIMA RIVOLUZIONE Dal destino del ds e dell’allenatore, comunque, dipende la Roma che verrà. Monchi potrebbe decidere autonomamente di chiamarsi fuori, scegliendo di ricongiungersi ad Emery e di passare quindi all’Arsenal. Meglio Londra del ritorno a Siviglia dove lo vogliono da presidente. Tra i possibili eredi rimane in corsa Mirabelli. Di Francesco, forte del contratto fino al 2020, aspetta che escano allo scoperto Pallotta e Baldini. Il 4° posto dovrebbe bastare per restare a Trigoria. Ma avrebbe sicuramente più chance in caso di promozione ai quarti di Champions. I giocatori, invece, non possono avere al momento alcuna certezza. In particolare i big. La difesa, ad esempio, andrà rinnovata. Manolas ha un prezzo con la clausola da 36 milioni e quindi nessuno può garantirne la permanenza in giallorosso, gli altri sono appesi alle performance dei prossimi 94 giorni. Da Florenzi a Kolarov, da Fazio a Jesus, da Santon a Marcano.
Ognuno deve dare garanzie al club. Già bloccato Mancini dell’Atalanta. La verifica è quotidiana, in allenamento e in partita. Ne sa qualcosa De Rossi che, dopo lo stop di 3 mesi abbondanti, deve valutare se è il caso di continuare a giocare o no. Nzonzi, invece, potrebbe chiedere di essere ceduto in Inghilterra. Il regista è la priorità: Sensi o Locatelli del Sassuolo, anche perché per Tonali la richiesta del Brescia è esagerata. I giovani della rosa sono (quasi) al sicuro. Non solo Cristante e Zaniolo, anche Pellegrini, nonostante sia accompagnato nella sua avventura da quei 30 milioni invoglianti di clausola, e Karsdorp che sembra in ripresa. L’attacco, come la difesa, va rivisitato. Se resta Dzeko, bisogna prendere il vice. Di ruolo. Se parte il centravanti, serve il titolare. Probabile il ritorno di Perotti in Argentina, Under è uomo mercato e bisogna vedere se spingerà per andarsene. Kluivert è ancora da decifrare, Schick l’interrogativo, Pastore il flop.