Dzeko non ci sarà, ipotesi improbabile; Dzeko andrà al massimo in panchina, ipotesi da tenere in considerazione. Dzeko titolare, ipotesi molto improbabile, quasi impossibile. Siamo ai giochi di parole, sfumature dialettiche, di reale c’è che Edin sta meglio, che la sfida contro la Juventus c’è tra due giorni e che nell’ultimo allenamento non ha disputato la partitella. Partitella blindata, tra l’altro. Nessuno veda, nessuno riferisca. Perché Di Francesco non vuole regalare niente. Prova, gira i calciatori, opta per un modulo (4-2-3-1) e pensa all’alternativa (3-4-1-2), magari anche in corsa. Gli uomini, purtroppo per lui, ancora sono contati. Di Dzeko abbiamo detto, Pellegrini è mezzo e mezzo e ha qualche speranza pure lui (oggi torna in gruppo), De Rossi ne avrà ancora per un bel po’. Daniele, tra l’altro, in un’intervista a Dazn ha definito il suo infortunio al ginocchio (cartilagine) «il più importante della carriera».
DE ROSSI DIXIT – La sfida di domani, dunque, non lo vedrà protagonista (al massimo andrà in panchina), ma ne parla serenamente, specie dei problemi che accompagnano la Roma a questa notte di Torino. «Abbiamo talmente tanta pressione addosso, che non viviamo l’attesa di Juve-Roma. Abbiamo tanti pesi sulla schiena, sappiamo che dobbiamo fare meglio di quello che stiamo facendo. Siamo tutti sotto osservazione, mister compreso. Vogliamo fare una grande partita più per noi che per l’importanza della sfida stessa. Poi se andiamo nel dettaglio, le pressioni non sono solo sulla nostra situazione di gioco, ma anche per l’avversario, il più forte che c’è. I problemi della Roma? La squadra è forte, i nuovi che sono arrivati pure. L’errore che abbiamo fatto è stato quello di parlare troppo dei giocatori che sono partiti. Il dolore per quelli che sono andati via rimane ancora oggi, ma doveva essere assimilato in maniera più sciolta. A livello di singoli le cose stanno migliorando e si stanno integrando bene». Presto o tardi De Rossi porterà la Roma in giro da allenatore. «Ho questo sogno», ammette.
LE PROVE – Tornando a domani. La Juve arriva in un momento delicato, la Roma non pensa allo scudetto, ma pensa a uscire dalla crisi. Di Francesco cerca soluzioni definitive, contro una squadra che non ha mai perso punti in casa con la Roma da quando l’uomo ha inventato l’Allianz Stadium: otto partite giocate, sette di campionato e una di Coppa Italia, e otto sconfitte per la Roma (per Luis Enrique, Zeman, Garcia, Spalletti e Di Francesco solo insuccessi, del resto solo Inter, Sampdoria, Bayern Monaco, Fiorentina, Udinese, Lazio e Real Madrid sono riuscite a vincere a Torino, tra campionato, Coppa Italia e Champions League), venti gol presi e appena tre fatti, di cui l’ultimo risale a quattro anni e due mesi fa. Ieri tra una prova è l’altra c’è scappata di nuovo la difesa a tre. Che poi è a cinque, perché ai lati c’erano durante le esercitazioni Santon e Kolarov, con Florenzi spostato in avanti, come attaccante insieme al falso nove Zaniolo e a uno tra Under e Kluivert. Diciamo così, la formazione della paura, ma è della paura anche con altro modulo, perché Florenzi giocherebbe alto. Ma in questo momento è anche normale. Giocando con la difesa a quattro, invece, ci sarà un’opportunità in più per Schick, che proprio a Torino lo scorso anno ha visto materializzarsi i suoi guai, con quel gol sbagliato a pochi secondi dal fischio finale, solo davanti a Szczesny. Cosa sarebbe stato di Patrik se quella palla fosse entrata? Come una sliding doors. Oggi magari staremmo a parlare di un’altra storia e non di un calciatore che sta vedendo affogare il proprio talento. Schick ha la sua chance, ma non è detto che – con Florenzi alto a sinistra o destra – Eusebio non mandi in campo Under come centravanti, utilizzando Kluivert come altro esterno. Vedremo.