Lo sguardo è da indirizzare davanti, per lasciare il 5° posto, sorpassare la Lazio e tornare in zona Champions, abbandonata all’inizio del 2018. Ma la Roma, stasera all’Olimpico contro il Benevento (ore 20,45), si deve pure voltare indietro: da 57 giorni non è più capace di vincere in casa (conquistato solo 1 punto nelle ultime 3 gare interne). Nel nuovo anno, con i 2 ko di fila contro l’Atalanta e la Sampdoria, non ha ancora raccolto niente davanti al proprio pubblico, sempre meno numeroso allo stadio (attesi 30 mila spettatori, compresi i 1500 tifosi ospiti).
SENZA SCELTA – La svolta, dunque, è obbligata, a prescindere dalle assenze che rendono numericamente e tecnicamente incompleta la rosa di Di Francesco: squalificati Nainggolan e Pellegrini, in castigo Peres, indisponibili Karsdorp e Silva, ceduti Emerson, Castan, Nura e Moreno. Recuperati, solo per la panchina, De Rossi e Schick. Così la lista dei 21 convocati si allarga a 3 giovani: il terzino destro Bouah (classe 2001), il regista Marcucci (1999) e la mezzala Riccardi (2001), titolari della Primavera di De Rossi senior. De Zerbi, nella Capitale con 24 giocatori e la novità Sagna, ha insomma più scelta del collega, nonostante il forfait di Cataldi.
MIRA DA RITROVARE – «Il nostro obiettivo, dall’inizio della stagione, è restare in Champions l’anno prossimo. E non penso che, a questo punto, possiamo arrivare più su del 3° posto». A Di Francesco, per andare a dama, più dei giocatori mancano però i gol. Perché, con il 9° attacco del torneo (sorpassato pure da quello del Milan: poker a Ferrara contro la Spal), la corsa sta diventando complicata. «Dzeko ora deve ritrovare il gol, ma soprattutto bisogna essere determinati e cattivi in area avversaria» insiste l’allenatore. Che non si accontenta di vedere la Roma al 1° posto in serie A per i tiri verso la porta. La media realizzativa è insufficiente (8%), con appena 6 reti nelle ultime 9 gare di campionato e solo 33 in 23 match: «Significa che creiamo gioco e abbiamo un’identità ben precisa. Il problema è mentale. Ad esempio Under, dopo la rete di Verona, ha cercato il gol con insistenza anche negli allenamenti. E’ questa la strada da seguire. Credo che anche Dzeko abbia bisogno di sbloccarsi. In certi casi a lui e agli altri farebbe bene pureuna rete fortunosa…».
ASSETTO OFFENSIVO – Di Francesco, dopo la virata del Bentegodi, va avanti con lo stesso sistema di gioco: 4-2-3-1. Ma per l’emergenza a centrocampo, deve abbassare Gerson, da mediano, accanto a Strootman. Il rombo offensivo, nella circostanza, accoglie 4 punte. Il tridente è lo stesso di Verona, con Under ed El Shaarawy ai lati di Dzeko. Cambia, invece, il trequartista: il ballottaggio è tra Perotti, poco abituato al ruolo e comunque provato alla vigilia dietro al centravanti, e Defrel, già utilizzato in passato (con la maglia del Sassuolo) in quella posizione. Le caratteristiche peseranno sulla decisione finale: Perotti, anche se più a suo agio sulla fascia, sa lavorare da centrocampista meglio del compagno. «La Roma è sempre a trazione anteriore, ma io vado a ricercare soprattutto l’equilibrio di squadra che ultimamente abbiamo ritrovato» precisa il tecnico che, al 1° incrocio con De Zerbi, non sminuisce il 4-3-3 del Benevento ultimo (3 ko consecutivi) e ancora a digiuno di successi in trasferta dove, con appena 3 reti realizzate, non segna dal 5 novembre (gol di Ciciretti, passato in B al Parma, contro la Juve). Eppure i rivali ispirano: il 20 settembre, 0-4 al Vigorito, il successo più largo della stagione.