«Precari di tutto il mondo, unitevi». A 170 anni da quando Marx ed Engels cominciarono a scrivere il «Manifesto del partito Comunista» – pubblicato l’anno successivo – chissà che una ventata di politicizzazione non scuota i ricchi signori del pallone giallorosso, rubandoci così la parafrasi. Insomma, in tempi di Jobs Act renziano, la certezza del posto fisso alla Roma è diventata un’utopia. Dalla dirigenza, allo staff tecnico, dai capitani ai rincalzi, nel frullatore del calcio del Terzo Millennio le garanzie a lungo termine paiono un miraggio, col paradosso legato alla figura di Franco Baldini, di stanza a Londra, che da semplice consulente del presidente parrebbe il più precario di tutti. Ma basta sondare gli operatori di mercato e gli uomini Usa vicini a Pallotta per ricevere lo stesso commento: sul fronte tecnico è quello che conta di più.
TECNICI E CAPITANI – Di sicuro Baldini sta utilizzando il suo network di contatti per l’allenatore, visto che la posizione di Spalletti – al netto del buon lavoro fatto in campionato negli ultimi 15 mesi (di Coppe meglio non parlarne) – è stata minata da errori gestionali e comunicazionali che il club avrebbe voluto non ci fossero. Tra questi, la querelle prima calda e poi fredda con Totti, anche lui «precario» in attesa di sciogliere il dubbio più grande: giocare ancora o smettere? In caso di permanenza di Spalletti, ovviamente, l’addio sarebbe sicuro. Ciò che ha sorpreso a Trigoria, fra l’altro, è stata la sortita del tecnico a favore del rinnovo del contratto di De Rossi quando la scorsa stagione su Totti diceva: «È una cosa che riguarda la società, non voglio entrarci». Due pesi e due misure? Al momento, comunque, la dirigenza ha proposto all’azzurro un anno di rinnovo mentre il vice capitano ne vorrebbe due. La decisione, pare, arriverà dopo la Juve. Insomma, un altro mese di precariato.
I BIG – L’attesa, poi, coinvolge anche giallorossi più giovani. Strootman ha il contratto in scadenza fra 14 mesi – e su di lui si lavora per un rinnovo al 2021 – Manolas nel 2019, Nainggolan e Rüdiger nel 2020. Promesse di premi e (ulteriori) adeguamenti ce ne sono stati, ma è logico che adesso – col Napoli che incalza più da vicino la squadra giallorossa – bisognerà attendere l’esito della lotta per il secondo posto, che vale l’accesso diretto alla Champions League e al relativo tesoretto scacciaguai. Com’è noto, uno o forse due potrebbero essere ceduti, visto che nell’ultima semestrale di bilancio il «rosso» era di 53,4 milioni. A meno che – ipotesi di scuola – Pallotta non decida di utilizzare i 70 milioni versati in conto aumento capitale per coprire le perdite. Morale: fra allenatore da scegliere (o confermare) e offerte da valutare (piace in Inghilterra anche Salah), perché correre adesso (caso Strootman a parte)?
I DIRETTORI – Ma il precariato di lusso sale fino agli uffici dirigenziali. Se Monchi continua il suo rosario di rinvii di facciata («la Roma mi ha fatto l’offerta migliore ma non ho ancora deciso»), l’attuale d.s. Massara – che a Trigoria confermerebbero in un ruolo minore – non ha ancora deciso, anche se il suo lavoro continua indefesso. Tra le poltrone vacanti, poi, ce n’è un’altra di peso, quella di direttore commerciale. Dopo la giubilazione di Winterling, Barror e Colette in sei anni, si cerca un nuovo candidato. Vero che a Londra lavora Kaytlin Colligan, «Direttore dello sviluppo del business globale», ma un nuovo direttore commerciale arriverà, con l’obiettivo di trovare quel «main sponsor» che manca ormai dal 2013 (la Wind, ereditato). «Siamo stati senza sponsor per 4 anni – ha detto l’ex d.s. Sabatini –, magari ora la semestrale non sarebbe così drammatica». Parole sincere. Chissà che idee del genere non abbiano fatto di lui un altro (volontario) precario del calcio.