«Francesco ha una dichiarazione da fare»: alle 14 spaccate di un assolatissimo 17 giugno 2019, 18 anni dopo e pochi metri più in là rispetto al giorno e al luogo in cui un popolo conquistò il potere col suo re, il giornalista Paolo Condò è salito («a titolo personale») sul proscenio del Salone d’Onore del Coni e ha così introdotto un monologo di 5000 secondi con cui il re di quei giorni, Francesco Totti, ha lasciato la Roma e distrutto ogni traccia di chi quella società e quella squadra oggi rappresenta.
Un’ora, 23 minuti e 20 secondi di durissima requisitoria contro un unico imputato, la Roma di oggi, di fronte a un circo di cronisti, attori, direttori, presidenti, nani, ballerine, iene e sciacalli assetati di sangue (giallorosso). Con un solo, grandissimo assente: il signor Vito Scala, l’uomo che giusto negli ultimi 18 anni ha vissuto quasi all’ombra di Totti incarnando quella strana figura di “procuratore atletico” (geniale definizione di cui non conosciamo la primogenitura) che restando sempre un passo indietro e uno a lato, ha comunque evitato a Francesco di sbandare, e quando accadeva era pronto lui a farsene carico, disposto anche a farsi spintonare via. Ieri, però, non c’era. E stavolta la spinta lo ha spostato via forse per sempre.
La sua assenza ha fatto rumore più del vociare di quel Salone in cui a un certo punto non entrava più uno spillo. Le 12 file da 14 posti sono andate presto esaurite, le 2 tribunette da 6 posti stampa prese d’assalto, fotografi e operatori con telefonini da 20 euro o magari con steadycam da 20.000 a dividersi ogni centimetro di spazio utile, adoratori di professione, adulatori per definizione, operatori e conduttori, informatori e velinari, sbandieratori di ogni colore, soprattutto quello buono per ogni occasione, ognuno con la sua domanda, ognuno con la sua teoria da far vidimare, col gusto particolare da assaporare sugli affondi dell’ex capitano contro questo o contro quello (il convitato di pietra, Baldini, ma anche qua e là Pallotta, Baldissoni, Monchi, Pastore, Florenzi) a seconda ovviamente del grado di rancore che questa città riesce a farti montare dentro sin dal primo post su Facebook.
Tre televisioni collegate in diretta tipo discorso di capodanno (ma Roma Tv stavolta no, aveva in palinsesto uno speciale su Delvecchio) che oggi ci sbandiereranno i dati d’ascolto e vedrete che faranno sbalordire anche quelli. Perché ieri per un po’ in Italia non s’è parlato d’altro. Uno a parlare, tanti milioni a commentare, e alla fine a terra la carcassa della Roma, esanime, a dispetto del comunicato diffuso nel tardo pomeriggio (giusto il tempo di far arrivare a Pallotta la traduzione integrale dei 5000 secondi), preceduto da un titolo anomino, curiale, burocratico: “La nota del club: Francesco Totti”.
FONTE: Il Romanista – D. Lo Monaco