E’ triste solo ad immaginarlo: l’ultima borsa da trasferta, l’ultimo pullman fino all’aeroporto, forse l’ultima ovazione dei tifosi avversari. Eppure per Francesco Totti tutto questo sarà realtà oggi quando partirà per la trasferta d’addio con la maglia della Roma. La prima rappresenta anche l’esordio: era il 28 marzo 1993 a Brescia. L’ultima tappa di un giro leggendario lungo 25 anni, invece, sarà Verona, contro il Chievo dove sono pronti a dargli un premio e dove Castro e Izco gli hanno già dedicato una canzone. Totti spera di chiudere con un gol, finora il suo “Risiko” parla di 35 città violate. La prima fu Bari, era il 31 marzo 1996. Ma quella di domani sarà davvero l’ultima trasferta del numero dieci? Con la maglia giallorossa di sicuro, a Trigoria lo vedono già come un dirigente anche se non si sa ancora in quale veste. Ma Francesco non ha ancora comunicato il suo addio al calcio e nelle ultime settimane la voglia di continuare altrove lo ha solleticato. Colpa, si fa per dire, delle tante offerte che gli sono piovute addosso. La più importante arriva dal Miami Fc, squadra che milita nella serie B americana. Ad attenderlo a braccia aperte c’è il suo amico Nesta che lo allenerebbe volentieri sotto il sole della Florida. Secondo la stampa Usa Totti avrebbe già detto sì. In realtà Francesco non vorrebbe allontanarsi da Roma soprattutto per ragioni familiari, e difficilmente accetterà l’offerta del Miami che parla di un contratto annuale con opzione sul secondo a più di 2 milioni di dollari a stagione oltre a una serie di bonus legati a due grossi sponsor.
Il capitano parlerà di persona con Pallotta (il presidente sbarcherà a Roma il 27) per capire il ruolo studiato per lui dalla società e dal nuovo allenatore. Se dovesse restare Spalletti, infatti, l’offerta di Miami potrebbe essere rivalutata. Tra i proprietari del club c’è Paolo Maldini che ieri ha parlato proprio della situazione Totti: “Lui al Miami? Sono scelte personali. Credo ci sia stato un problema di comunicazione tra lui e la Roma. Molte volte le idee del calciatore devono coincidere con quelle della società e spesso questo non accade”. E Maldini lo sa bene visto che rifiutò un ritorno al Milan proprio per incomprensioni con la dirigenza.