Inter-Roma era la partita di Antonio Valentin Angelillo. Il fuoriclasse argentino, scomparso il 5 gennaio, ha giocato 4 stagioni nell’Inter (dal 1957 al 1961) e 4 nella Roma (dal ‘61 al ‘65). In nerazzurro 33 gol nel campionato 1958-59, record per i campionati a 18 squadre, in giallorosso la coppa delle Fiere nel 1961 e la coppa Italia nel 1964
I GOL ALLA ROMA – 26 ottobre 1968. Angelo Moratti prende posto in tribuna a partita iniziata. «Oggi vinciamo. Lo sento». «Guardi presidente, siamo già sotto di due gol». La Roma era passata in vantaggio al 5’ con Selmosson, due minuti dopo aveva raddoppiato Lojodice. Nella ripresa accorcia le distanze Firmani, poi una doppietta di Angelillo dà la vittoria all’Inter in 3’: al 24’ e al 26’. Antonio aveva già segnato alla Roma a San Siro nel campionato precedente, pareggiando su rigore il gol di Da Costa. Farà ancora centro con un’altra doppietta stavolta all’Olimpico segnando l’1-1 ad inizio ripresa dopo la rete di Costa, siglando poi il 2-2 dopo il gol di Selmosson. L’ultima rete ai giallorossi non cambia il risultato. Il 10 aprile 1960 Angelillo segna l’unica rete dell’Inter a San Siro dopo che la Roma ne aveva fatti tre: Orlando e doppietta di Manfredini. Sei reti ai giallorossi e nessuna all’Inter quando giocava nella Roma.
IN GIALLOROSSO – Angelillo nel 1961 viene ceduto dall’Inter alla Roma per 270 milioni. Lo decide Herrera che non perdona all’argentino di condurre una vita sregolata. Il flirt con una ballerina convince il mago che Angelillo ha imboccato il viale del tramonto. Dirà anni dopo l’attaccante: «Macchè dolce vita, rispetto a quello che succede oggi ero un santo. E poi quell’anno giocai solo 15 partite segnando 8 gol. Quanto ero in campo l’Inter era prima in classifica, poi non lo è stata più». Quanto veleno nell’addio. Angelillo scrive di suo pugno un saluto all’Inter sul Calcio Illustrato: «Ad Herrera stringo la mano: è un grande preparatore». Sì perchè, spiegherà anni dopo alla Gazzetta, la squadra la mettevano in campo Picchi, Suarez e Corso.
SULLA SABBIA – Angelillo riprende alla Roma il suo ruolo di mezzala sinistra. A destra c’è Lojacono, il centravanti è Manfredini. Un trio argentino che si prende subito la soddisfazione di vincere nel 1961 il primo trofeo europeo della storia giallorossa: la Coppa delle Fiere. Nella doppia finale col Birmingham City i giallorossi pareggiano 2-2 in Inghilterra il 27 settembre e vincono il ritorno all’Olimpico 2-0 l’11 ottobre. Il campionato era iniziato da un mese e Angelillo si era presentato in gran forma. Nel ritiro di Follonica alle 5 del mattino è già in spiaggia a correre. Poi alle 9 allenamento col gruppo.
LA NEVICATA – A Roma Angelillo si trova benissimo. L’Olimpico è spesso pieno, la gente segue la squadra con affetto, ma le difficoltà economiche sono enormi, spesso i giocatori non sanno come arrivare alla fine del mese. Di quegli anni ha un insolito ricordo. L’argentino abita in via De Carolis a Monte Mario, si sveglia una mattina ed è sorpreso dal silenzio che c’è in giro. Guarda fuori, la città è piena di neve e i romani escono da casa con gli sci, equipaggiati come se dovessero andare in montagna. Anche d’estate si sta bene. Immaginatevi la sorpresa di quel tifoso che passeggiando per i viali di Fregene sente qualcuno cantare con la finestra aperta. Guarda meglio: era Angelillo. Poco più avanti in un’altra villetta c’è Lojacono che suona la chitarra in compagnia di Claudia Mori. La passione della musica era nata in Argentina quando il giovane Antonio suonava il bandoneòn, una fisarmonica per il tango.
LA DOLCE VITA – Sono gli anni di via Veneto, dei paparazzi, della dolce vita (il film di Fellini era uscito nel 1960). «Eppure il mio nome non è stato mai accostato ad episodi notturni, a night, ballerine. Non è che fossi sparito», ricorderà anni dopo con una punta polemica nei confronti di chi lo aveva accusato di eccessi di vita notturna a Milano.
NIENTE JUVE – Alla vigilia dei mondiali in Cile nel 1962 (vanno Maschio e Sivori, Antonio no) Angelillo gioca con la maglia della Juve un’amichevole contro l’Ungheria. L’avvocato Agnelli lo invita a cena: «Angelillo lei è della Juve». E invece no perchè l’Inter cedendolo alla Roma aveva inserito una clausola: non potrà essere ceduto a Juve, Milan e Fiorentina. Strano per un giocatore ritenuto finito. «Se avessi saputo non avrei firmato per la Roma», dirà poi. Ma i 4 anni in giallorosso gli sono rimasti nel cuore.