Sempre agitate dentro e fuori, Inter e Roma sono quelle sospese sul predellino, mica solo Totti e Dzeko. Un piede sollevato a raggiungere l’obiettivo di questi anni di rincorsa (lo scudetto per la Roma, la zona Champions per l’Inter) e l’altro che però rimane sempre indietro, e si ritenterà la prossima. Stasera, prime pedalate della volata Champions: «Sarà un bello scozzo» , azzarda Spalletti. Il sugo sarà capire chi si è rialzato meglio dalla sosta: il crollo di dicembre ha riguardato entrambe. Come entrambe sono fortissime in porta (Alisson e Handanovic hanno la più alta percentuale di parate in A) e nei centravanti ( infatti occhio agli scippi di Icardi e Dzeko), meno nell’anima generale, ancora in cerca di identità. La gara è anche Spalletti che di nuovo incrocia la Roma e Totti: «Lo abbraccerò, come gli altri con cui abbiamo trascorso un pezzo di vita assieme. Su Totti vi firmo una risposta in bianco, potete dire qualsiasi cosa, l’ho allenato e so che fenomeno fosse». Poi un curioso elenco dei suoi insuccessi a Roma, appuntati su un foglietto, una sorta di palmarès dei fallimenti che è qualcosa di davvero inedito, chissà a chi è rivolto il messaggio: «Alla Roma ho dato tutto, ma mi porto dietro soprattutto le cose negative: 13 sconfitte, 83 gol subiti, due derby persi, 4 eliminazioni nelle coppe, niente scudetto e niente Scarpa d’oro per Dzeko nell’ultima avventura; in quella precedente, tre finali perse con l’Inter, cinque eliminazioni nelle coppe, tre derby persi, 49 sconfitte, 262 incassati». Ma ce n’è anche per Suning, è una precisazione lieve, fatta cadere con noncuranza, per rimarcare che qualcuno ha violato i patti stretti alla firma del contratto: «Voglio stare qui almeno due anni. Abbiamo iniziato un percorso, poi ci sono state complicazioni su quello che ci eravamo detti all’inizio…ora tentiamo di migliorarci». Ma a colpi di Rafinha, sarà dura.