«Prima gli italiani», gongolerebbe qualcuno tra un selfie e l’altro. Uno slogan che generalmente, nel calcio globalizzato del Terzo Millennio, ha poca presa nel mondo dei tifosi, desiderosi più di vincere che di innalzare vessilli tricolori. Se nella scorsa stagione, ad esempio, lo straordinario 3-3 della Roma in trasferta contro il Chelsea fu costruito senza avere neppure un italiano tra i titolari, adesso l’andazzo sembra essere assai diverso, visto che in tutte le 25 partite stagionali fin qui disputate, la squadra di Di Francesco ha avuto almeno un italiano in campo.
IL TREND L’impressione è che non sia affatto un caso, perché gli ultimi mercati guidati dal d.s. Monchi –a dispetto della sua provenienza straniera –hanno dato un impulso forte in questo senso. Il trend appare chiaro. Quando è arrivato alla Roma, nell’aprile del 2017, lo spagnolo aveva trovato una rosa con 4 italiani pronti a giocare davvero, cioè capitan Totti, De Rossi, Florenzi ed El Shaarawy, più l’azzurro Emerson, che però non era certo di scuola italica. Adesso invece le cose paiono totalmente differenti. In meno di due anni, infatti, la rosa giallorossa ha dentro ben 9 giocatori italiani che sono già scesi in campo: Mirante, Florenzi, Santon, Luca Pellegrini, De Rossi, Lorenzo Pellegrini, Cristante, Zaniolo ed El Shaarawy. Una rivoluzione copernicana, che non pare destinata ad esaurirsi in fretta, visto che le voci di mercato spingono ancora sul fronte del prodotto «patriottico».
DIFESA Non è un caso che è già uscito l’interesse della Roma per due profili di italiani inseguiti per la prossima stagione. I nomi sono noti, e cioè quelli di Gianluca Mancini (Atalanta) e Daniele Rugani (Juventus), entrambi nel giro della Nazionale, anche se naturalmente il bianconero con molta più esperienza alle spalle. Insomma, se si pensa che in retroguardia i giallorossi hanno già Florenzi, Santon e un interessante prospetto come Luca Pellegrini, avere un reparto «azzurro» non è un sogno.
ATTACCO Ma non basta, perché la rivoluzione potrebbe anche non riguardare solo il reparto arretrato. Già a centrocampo la svolta italiana ha avuto effetti più rapidi del previsto, perché nessuno poteva immaginare che – a fianco di Lorenzo Pellegrini e Cristante–sbocciasse così rapidamente un talento come quello di Zaniolo. Il passo successivo, quindi, potrebbe essere quello di italianizzare anche l’attacco, che al momento vede solo El Shaarawy – peraltro capocannoniere della squadra – portare la bandiera del «made in Italy». Non è un mistero, però, che uno dei pallini di Eusebio Di Francesco sia rappresentato da Domenico Berardi (Sassuolo), che in più occasioni è stato accostato al club giallorosso. Difficile escludere, perciò, che anche la prossima estate il feeling si possa riproporre.
GIOIA MANCINI Morale: con questa Ital Roma che sta prendendo forma, se c’è uno che si frega le mani è senz’altro il commissario tecnico Roberto Mancini che – in vista dell’Europeo del 2020 – vede una delle più titolate squadre del nostro campionato puntare forte sul prodotto «indigeno». Volendo giocare, si potrebbe quasi ipotizzare una formazione giallorossa tra present e efuturo, schierando in campo Mirante; Santon, Mancini, Rugani, Luca Pellegrini; Florenzi, De Rossi, Cristante; Zaniolo; Berardi, El Shaarawy. Naturalmente non sarebbe una squadra da scudetto, ma se nei ruoli più opportuni ci fossero quegli stranieri di livello che sicuramente Monchi sta cercando, chissà che la Roma «in incubatrice» non abbia i crismi del talento e della italianità che tanto piace, soprattutto se innestata con un tasso di romanità come sempre non indifferente, vista la presenza nella rosa di gente come De Rossi, Florenzi, Lorenzo e Luca Pellegrini. Quanto basta per pensare, almeno, ad uno spogliatoio in cui non sia più l’inglese la lingua madre, come paventa Totti, nel suo ruolo da dirigente. Occhio però a non cavalcare troppo il «sovranismo». La proiezione internazionale che sta vivendo la Roma prescinde dal tricolore. Serve gente brava a giocare al calcio. E Monchi lo sa.