Mettiamola così: Brzeczek può essere più soddisfatto di Mancini. La sua Polonia ha mostrato un calcio più solido ed efficace, almeno finché il fiato l’ha sorretta. Il pareggio dell’Italia, è arrivato a un quarto d’ora dalla fine su un calcio di rigore che probabilmente esisteva solo per l’arbitro. Sappiamo che portare parzialmente a casa un buon risultato quando si merita di perdere, ebbene sì, fa morale. E lunedì in Portogallo anche un morale più alto servirà, così come servirebbe un gioco che a Bologna non s’è visto, né era così scontato vederlo. La verità è che, cambiando qualche pedina, siamo rimasti esattamente dove eravamo, ossia vicini allo zero. Questa squadra non è più forte di quella che non riuscì a battere la Svezia. Ha bisogno di tempo, ma ha troppi giocatori che vanno in difficoltà da soli e mandano in difficoltà il gruppo. Mi piacerebbe sapere cosa s’aspettasse Mancini da un centrocampo formato da Gagliardini, Jorginho e Pellegrini. Che nell’intervallo ha pagato per tutto il reparto, ma sostituirli tutti per manifesta inferiorità non sarebbe stato un errore. Biraghi ha vinto il ballottaggio con Criscito. Ha il pregio di non abbattersi anche quando sbaglia i tre quarti dei cross.
Davvero troppi gli errori in fase di disimpegno, ha cominciato Chiellini e gli altri si sono adeguati. Questi errori hanno favorito il contropiede della Polonia che, con Lewandovski unica punta e Zielinski a sostegno, non chiedevano di meglio. Se l’Italia è arrivata a strappare il pareggio gran parte del merito va a Donnarumma, che ha parato il parabile. Ma va anche alla vivacità di Belotti nel pressing e di Chiesa a tutto campo. Al momento non credo che la Nazionale possa fare a meno di Chiesa, per la voglia che ci mette, per l’energia. Il discorso ci porta a Balotelli, forse il più atteso. Ha combinato poco, scarsamente cercato dai compagni, ma nemmeno lui ha fatto molto per farsi trovare. È uscito dopo un’ora, con flessore dolente. Ha bisogno di giocare, dice Mancini. D’accordo, ma quanto giova a Balotelli e alla squadra che giochi in queste condizioni? Una cosa va sempre tenuta a mente: non siamo ricchi di giocatori a livello internazionale. Possiamo crearne sui giornali, nelle tv, all’ombra dei campanili, ma la situazione è questa. Contro il Portogallo qualcosa o molto cambierà e l’azzurro stinto di Bologna assumere toni più Bologna la paura di sbagliare ha portato a sbagliare di più. Mancini non può cambiare i piedi ai suoi, ma lavorare sulle teste, questo sì, adesso è indispensabile.
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