Non sappiamo se il denaro sia davvero lo sterco del diavolo o una scorciatoia per la felicità (ne dubitiamo); di certo, però, non può essere l’unica chiave per interpretare il mondo. La Roma, infatti, domani scenderà a San Siro contro l’Inter con la testa piena di pensieri. Questo mese di gennaio, per certi versi, ha rappresentato un ottovolante di emozioni forti. Dal video riprovevole di Nainggolan alla divisiva esclusione del giocatore contro l’Atalanta; dalla sconfitta interna contro i bergamaschi alla relativa uscita dalla zona Champions (con sorpasso da parte della Lazio) fino alle contestazioni ultrà (e non solo) al presidente Pallotta per alcune dichiarazioni sull’ordine pubblico.
TESTA E CUORE – Ma il vero macigno è rappresentato da un mercato che ha disorientato la gente, dimostrando come la proprietà intenda vendere subito almeno un gioiello, rimandando all’estate le altre cessioni illustri. Adesso – oltre a Emerson, già avviato verso il Chelsea – sono in bilico due pesi massimi come Nainggolan e Dzeko, per cui questo fine settimana sono attese offerte che orientino il sacrificio. Domanda: vero che sono tutti professionisti lautamente pagati, ma è innegabile che psicologicamente i due giallorossi possano scendere in campo con uno stato d’animo particolare. Magari potranno essere maggiormente motivati a dimostrarsi imprescindibili, oppure no. Chissà. Ma la stessa riflessione – in prospettiva – potrebbero farla anche asset come Alisson, Strootman, Pellegrini, Bruno Peres o El Shaarawy, che sanno come la Roma in estate possa accettare buone offerte per loro, soprattutto se non si centrasse la zona Champions. Eppure sono passati meno di 9 mesi dalla presentazione del d.s. Monchi, che aveva detto: «Qui non c’è il cartello si vende, ma si vince». Suo malgrado, però, la strada è in salita e ora questo sembra un gennaio diverso dagli altri. Già, perché negli anni scorsi in questo mese la Roma ha comperato Nainggolan, Doumbia, Ibarbo, Perotti, El Shaarawy (solo per fare dei nomi), mentre adesso si parla più di uscite che di entrate.
DZEKO ED EMERSON – E qui veniamo alla stretta attualità. Com’è noto, il Chelsea ha manifestato interesse sia per Emerson che per Dzeko. Il club giallorosso ha separato le trattative, che per il brasiliano ormai è bene avviata e quindi – nonostante risulti per ora convocato in vista dell’Inter – è pronta ad essere chiusa intorno ai 20 milioni più 5 di bonus nei primi giorni della prossima settimana. Diverso il discorso per Dzeko. Al centravanti è stato comunicata la disponibilità della Roma a venderlo e lui ne è rimasto dispiaciuto. La sua famiglia in città si trova benissimo, sua figlia è nata da pochi mesi e non molto tempo fa ha comprato anche casa. Invece il lavoro sottotraccia è cominciato, col Chelsea – che pure non può utilizzarlo in Champions e lo prenderebbe per alternarlo con Morata – pronto a offrire 25 milioni, con la Roma che ne chiede 35 e quindi con la soluzione che potrebbe essere trovata a 30 più bonus. Come mai però Abramovich è disposto a spendere potenziali 60 milioni per un allenatore (Conte) che dall’estate non guiderà i «blues»? Si dice che la società londinese rischi il blocco di mercato e quindi voglia avvantaggiarsi così. Vero?
MOSSE NAINGGOLAN – A «salvare» Dzeko c’è però la mossa Nainggolan, visto che nel fine settimana riprenderanno i contatti coi mediatori che lavorano al trasferimento (gradito) del belga all’Evergrande per una cifra di circa 50 milioni. Cosa occorre? Che il governo autorizzi il pagamento della «luxury tax», imponendo però alla società di Guangzhou e a quella di Pechino di non farsi più la guerra a colpi di milioni da esportazione.
BERARDI, CORIC e BATSHUAYI – In ogni caso, per la Roma arriverà una pioggia di denaro che sarà parzialmente reinvestito. Ricevuto il no al prestito di Darmian, ai giallorossi è stato offerto in prestito dal Chelsea il centravanti Batshuayi, che però non potrebbe essere utilizzato in Champions. Più logico, quindi, sarebbe investire Schick e Defrel del ruolo di centravanti e andare sul mercato per comprare quell’esterno destro d’attacco che manca a Di Francesco. Il nome che si sussurra è quello di Berardi, ma per il momento – detto che piace anche Coric (D. Zagabria) – è tutto prematuro, in attesa di rispondere ai bisogni economici della Roma. Certo, Monchi una volta aveva detto: «I tifosi vanno allo stadio per applaudire i trofei, non i bilanci». La ragion di stato, però, spesso sa essere senza cuore .