«La fronda nello spogliatoio? Lì sono abituati così». Lo scandisce lentamente Zdenek Zeman, in quel suo modo di parlare ormai iconico. Tre vite vissute a Roma: una alla Lazio, la prima, le altre due nella squadra di Totti e poi di De Rossi, i protagonisti dell’inchiesta di Repubblica sullo spogliatoio della squadra giallorossa. L’ultima stagione fu la più traumatica, con l’esonero, la frattura con la dirigenza e le polemiche con alcuni leader di quel gruppo scontenti della sua gestione.
Zeman, dall’inchiesta di Repubblica emerge che alcuni giocatori volessero fare la fronda a Di Francesco. Anche a lei nel 2013 fecero la fronda? «Mah, lì sono stati abituati così. Ma se ho portato la Roma in finale di Coppa Italia, qualche risultato l’ho ottenuto, giocammo anche bene. E i 4 gol al Milan mi diedero grossa soddisfazione. Si spaventano tutti perché dicono che faccio lavorare tanto e molti non vogliono».
Anche ai suoi tempi circolarono mail sui rapporti con lo spogliatoio? «Io so che sono stato fatto fuori perché dissi pubblicamente che volevo che la società mettesse delle regole stringenti. E lì si sono arrabbiati. Dovevo tenerlo per me».
Chi si arrabbiò? «Non so: i dirigenti, qualcuno a Boston, non lo so».
A Roma ebbe un problema con Daniele De Rossi. In quella stagione lui giocò poco e legò poco con lei. Che idea si è fatto a distanza di anni? «Non so di chi fosse la colpa della mia situazione con De Rossi. Sicuramente posso dire che con me non ha reso come ci si aspettava, visto che anche dai suoi amici giornalisti prendeva 4,5 in pagella. Non è vero che ha giocato poco: in campo andava spesso. Ma aveva una media bassa. Per me aveva dei problemi lui, ma può anche essere che sia anche stata colpa mia».
Si ricorda di un episodio in particolare: quando lei disse che non lo aveva fatto giocare perché “deve pensare alla squadra e non a se stesso”. A cosa si riferiva? «Anziché allenarsi, alcuni passavano le giornate sui lettini a massaggiarsi e a curarsi, oggi è normale. Io non ero abituato perché pensavo che i professionisti s’allenassero, ma è un problema generale, di tutte le squadre, ero io che non ero abituato».
Ma era così per tutti? Anche per Totti? «Totti si allenava regolarmente. Non so, magari era più bravo il suo massaggiatore personale…».
All’epoca c’erano problemi tra i due? «Ma no, Totti stava bene con tutti. Poi continuo a dire che per me De Rossi aveva dei problemi fuori dal campo, per quello non ha reso. Non c’entra niente il calcio, almeno secondo me. Non era sereno».
E con lei invece il rapporto è rimasto sereno? «Quando l’ho rivisto ci siamo salutati normalmente, è stato anche cordiale con me».
Si raccontò che lei a Roma pagò i rapporti con lo spogliatoio. «Io vengo spesso criticato dai giocatori perché voglio farli lavorare. Si trova sempre qualcuno che vuole lavorare di meno».
Ci fa qualche nome? «Non voglio farne. Continuo a dire che la tendenza oggi nel calcio italiano è questa. Gli inglesi si allenano molto di meno come tempi, ma mentre qui si fa il torello, lì si lavora sul serio».
Lei adesso che fa? «Non ho niente da fare».
Gioca ancora a golf? «Sì, ma sono peggiorato, sto diventando vecchio».
Lo dicono anche i suoi critici… «È vero. Nel calcio, tanti pensano che sia vecchio, ormai. Ma come dico a chi me lo ricorda, io non devo correre sul campo. Deve correre la testa, e quella funziona ancora bene».
FONTE: La Repubblica – M. Pinci