Il 4 febbraio è morto Giacomo Losi, bandiera romanista, membro della Hall of Fame del Club. Capitano, simbolo, leggenda. Celebriamo la sua memoria attraverso il ricordo di alcuni suoi ex compagni alla Roma.
Fabio Capello
Conservo un ricordo bellissimo di Giacomo. È stato il mio primo capitano nella Roma. Io venivo da Ferrara, ero giovane, lui mi accolse subito da leader facendomi sentire a casa, aiutandomi quando mi serviva. Condividemmo lo spogliatoio per due anni. Era un generoso. In campo era un calciatore coraggioso, metteva sempre la faccia, anche se non era altissimo. Un grande difensore.
Francesco Cappelli
Lui per me è stato più di un capitano. È stato un vero e proprio fratello maggiore. Appena arrivato alla Roma mi ha aiutato tantissimo a inserirmi nel nuovo ambiente. L’ho subito ammirato come calciatore e stimato come persona. Mi è stato molto vicino in momenti per me niente affatto felici, che non sto qui a ricordare. Voglio ricordare con forza la grande umanità di Giacomo, simbolo di un calcio e di un mondo che oggi non esistono più. Un calcio in cui contavano la passione, l’attaccamento alla maglia e la fratellanza tra di noi. Ci si aiutava sempre tutti a vicenda e lui era il primo. Lo ricorderò per sempre.
Sergio Carpanesi
Questa notizia mi addolora, in un momento particolare della mia vita. Con Giacomo ci siamo frequentati anche fuori dal campo, era un amico vero. È stato in nazionale militare con me, diventammo campioni del mondo insieme, dunque ci conoscevamo anche da prima della Roma. Un grandissimo capitano, uno straordinario calciatore. C’era un affetto particolare tra noi, oltre che rispetto. Un’amicizia grande reciproca. Mando il mio supporto alla famiglia di Giacomo, con tutto il cuore.
Franco Cordova
È stato il mio primo capitano. Quando uno arrivava alla Roma, si trovava davanti la storia della Roma, rappresentata da Giacomino. È stato un grande capitano: io ero così giovane, e per noi giovani lui era particolarmente utile. Era prodigo di consigli ed era un esempio: di lotta, di carattere, di serietà professionale. Mi dispiace da morire pensare al fatto che non ci sia più Giacomino. È stato un riferimento importante per me.
Giancarlo De Sisti
Giacomo Losi è stato un esempio, un padre putativo. Vi racconto un aneddoto. La Roma veniva da una sconfitta in Inghilterra e si trovava in ritiro a Montecatini. Lojacono aveva da tre giorni una febbre altissima, ma Foni era comunque intenzionato a impiegarlo, nonostante io, seppure molto giovane, mi fossi allenato regolarmente con loro. Ci fu un’insurrezione: Losi disse che sì, Lojacono era un campione, ma che il ragazzino – ossia, io – offriva garanzie. Losi non era solamente un esempio per i giovani, ma un motore per la squadra, per il suo impegno. Per la sua serietà. Losi era sudore, era fatica, era sacrificio. E offriva sempre un alto rendimento, perché metteva in campo tutte le sue capacità. L’ho sempre ammirato. Era bello vedere come desse il cuore per la Roma.
Alberto Orlando
Giacomo è stato il mio grande capitano. È stata la persona che mi ha insegnato ciò che mi mancava per diventare un calciatore di Serie A. Quando ero nelle giovanili e in settimana disputavamo amichevoli con la prima squadra lui mi ha fatto capire che le qualità tecniche non bastavano e che ci voleva anche grande grinta. Bastava il suo esempio. Lui aveva determinati limiti, ma sopperiva con la sua mentalità e con la sua grinta infinita. Non ricordo quante volte l’ho visto farsi male, andare a bordo campo per farsi medicare da Angelino Cerretti e rientrare in campo con la testa fasciata, pronto a ricominciare come e più forte di prima. Si faceva voler bene, era sempre vicino ai più giovani. Lo ammiravo e volevo essere come lui. Ce l’avrò sempre nel cuore, è stato un esempio per tutti.
Elvio Salvori
Giacomo era una persona squisita. Non era solo il “Core de’ Roma”, come veniva soprannominato. Era veramente un cuore d’oro. Ho tanti bei ricordi di lui e tutti emozionanti. Io sono arrivato alla Roma nel 1964 e dopo due anni sono andato all’Atalanta, per poi tornare in giallorosso nel 1968. Ma nei due anni in cui sono stato a Bergamo mi chiamava costantemente, si interessava a me, voleva sapere come andavano le cose. È stato un capitano e un calciatore unico, non era altissimo, ma con la sua forza esplosiva, la sua grinta e il suo senso dell’anticipo poteva marcare qualsiasi tipo di attaccante. È stato un simbolo del calcio e un simbolo della Roma.
Giuseppe Tamborini
Per me, è stato un grande. Mi ha insegnato tanto quando sono venuto alla Roma dalla Samp. Mi ha preso a ben volere, da subito. Lo adoravo. Aveva parole belle per tutti, specie prima di una partita, contro squadre di qualsiasi livello: ci faceva sentire sicuri. È stato un grande simbolo. Ma non solo per la Roma: lo è stato anche per la nazionale italiana. Mi mancherà molto.
Aldo Sensibile
Giacomo Losi è stato il mio papà calcistico. Colui che appena arrivato a Roma mi ha aiutato dal primo giorno con la sua saggezza. Quello che mi ha dato i migliori consigli fuori dal campo, quello che mi dentro al terreno verde mi ha reso un giocatore migliore. Lui è stato un calciatore fortissimo, rapido, carismatico, sempre pronto ad aiutare il compagno. Non ho parole per descrivere quello che sento dentro in questo momento di grande sconforto. Giacomo l’ho sentito sempre nel corso degli anni. Vorrei abbracciare idealmente la sua famiglia.
FONTE: asroma.com