C’è stata un’era in cui Totti e De Rossi ancora dovevano marchiare a fuoco la storia giallorossa ed allora per ogni tifoso romanista l’idolo a cui rifarsi era proprio lui, Giacomo Losi, un difensore cresciuto in Lombardia (era nato a Soncino, in provincia di Cremona) ma vissuto con il sangue romano. Giacomino “Core de Roma” ci ha lasciato ieri, a 88 anni, dopo una lunga malattia. Ma c’è da giurare che per tanti tifosi della Roma, se non per tutti, sarà come se non se ne fosse mai andato. Perché Losi a Roma ci arrivò nel 1954, pagato 7 milioni di lire alla Cremonese e con un ingaggio di 800mila lire all’anno. E ci rimase per 15 anni (fino al ‘69), vincendo 2 Coppe Italia e la Coppa delle Fiere, un trofeo che lui alzò con lafascia di capitano.
“Appena arrivato a Roma mi sono innamorato”, la frase che la Roma ha ricordato ieri per salutarlo, con un dolce tweet in cui ha poi aggiunto: “Ci hai sempre amato, ti abbiamo sempre amato. Ciao Capitano, sarai nel nostro cuore per sempre”. Già, perché se c’è stato un capitano eterno per i romanisti prima di Totti e De Rossi, quello è stato proprio Losi: 455 presenze, di cui oltre 300 da capitano ed una fedeltà al club mai messa in discussione. Neanche quando nella primavera del 1962 nel ritiro azzurro di San Pellegrino (11 le sue presenze con l’Italia), Italo Allodi — all’epoca d.s. dell’Inter – gli disse: “Non voglio sapere quanto prendi, noi ti diamo tre volte tanto, la cifra dilla tu”. Losi non ci pensò neanche su, decise di rifiutare l’offerta per rimanere a Roma. E da quel momento iniziò la sua leggenda, il suo legame con squadra e città.
Un pezzo di storia che divenne eternità nel 2012, quando Losi fu uno dei primi undici giocatori ad entrare nella Hall of Fame giallorossa. “La storia non va mai dimenticata. I giocatori che hanno fatto la Roma devono essere ricordati. Tutto questo è semplicemente meraviglioso”, disse lui quasi con le lacrime agli occhi. Le stesse che gli vennero quando Totti gli consegnò la sua maglia numero 5 all’Olimpico, di fronte ad uno stadio strapieno d’affetto e d’amore. Giacomino era “er Core de Roma” e come tale amava la sua gente. La Roma stasera lo ricorderà prima della sfida con il Cagliari, giocando quasi sicuramente con il lutto al braccio. Se ne va un pezzo di storia, un uomo con il sangue romanista.
FONTE: La Gazzetta dello Sport – A. Pugliese