L’allarme ha un tono di voce sommesso e come cornice l’aula magna di Coverciano. Sotto la sabbia densa del calcio di vertice, c’è un problema arbitri. E il problema, quello vero, non sono i rigori non concessi, gli errori capaci di sopravvivere anche al Var e al suo occhio tecnologico. Il problema sono i pugni, gli sputi, gli schiaffi, i calci che ogni weekend arbitri di ogni età ricevono sui campi di tutto il paese.
Arbitri, 500 aggressioni in un anno
In un anno gli episodi di violenza sono aumentati di oltre il 50%. Da 335 a 519 episodi di violenza. Vuol dire che in 12 mesi appena, è successo quasi 200 volte in più che un ragazzo andato su un campo per arbitrare una partita abbia dovuto denunciare un’aggressione. E nelle violenze c’è tutto: lo sputo di un calciatore, la bottiglietta lanciata da un tifoso, il pugno di un dirigente. Vittime, sempre più spesso ragazzi e ragazzini. E non è ancora finita, visto che il dato è fermo al 31 maggio. C’è tempo per fare peggio di così. Il dettaglio dice che in 341 casi l’aggressore era un calciatore. A cui aggiungere 86 dirigenti, 30 allenatori, 13 altri tesserati e 49 sconosciuti, quindi principalmente gente che era lì per seguire le partite.
Offese: in crescita discriminazioni sessiste
A tutto questo manca un dato. Quello delle offese. Sì, perché il dato comune di questi 519 episodi è che in tutti i casi si è consumata un certo tipo di violenza. Le offese però rappresentano un capitolo a parte, non quantificabile per la sua dimensione sconfinata. Negli ultimi anni è cresciuto notevolmente il numero di ragazze che mettono divisa e fischietto e vanno in campo, arrivando a 2700 la rappresentanza femminile. E questo ha prodotto un aumento degli insulti sessisti sui campi del Paese. Come le offese razziste, sempre elevate, anche se “per fortuna in Serie A tolto il caso Acerbi si è registrato il solo episodio delle offese razziste ricevute da Maignan a Udine: inaccettabile, ma fortunatamente isolato”, spiega il designatore Gianluca Rocchi.
Meno ricoveri in pronto soccorso
L’unico vero dato in miglioramento riguarda le aggressioni grave, quelle cioè per cui è stato necessario il passaggio in pronto soccorso. Per l’Associazione italiana arbitri e il suo presidente Pacifici è merito dell’inasprimento delle punizioni. Ma resta quel dato: oggi, un arbitro che scende in campo rischia più di un anno fa. Ma se è fortunato, potrebbe farsi meno male.
FONTE: La Repubblica – M. Pinci