Provate a chiedere a qualsiasi allenatore il gradimento sui propri calciatori che riempiono la valigia e partono per le rispettive nazionali, compiendo magari dei viaggi transoceanici per andare a giocare, e capirete come “l’amor patrio” a volte vada in collisione con le esigenze dei club. Dopo aver dato spesso e volentieri molti giocatori alle diverse selezioni di diversi Paesi, in questo particolare momento storico la Roma ha potuto beneficiare della sosta per far lavorare a Trigoria almeno la metà dei titolari. E in vista della sfida di sabato prossimo contro l’Inter, questa non può che essere una bella notizia.
Infatti, dei potenziali titolari che sabato sfideranno i nerazzurri a San Siro, dovrebbero essere sei quelli che hanno beneficiato del riposo concesso da José Mourinho durante la sosta. Ovvio che i vari Mancini, Zaniolo e Smalling avrebbero assai gradito una chiamata dai commissari tecnici Mancini e Southgate, ma visto che il telefono è rimasto muto, a questo punto tutti e tre ne hanno approfittato per cercare di mettere a punto la condizione oppure per lavorare sulla prevenzione legata agli infortuni.
Discorso diverso, invece, quello legato a Pellegrini e Spinazzola. Il capitano era stato convocato in azzurro, ma il problema muscolare occorsogli durante l’ultima partita di campionato contro l’Atalanta gli ha consentito solo di presentarsi alla “visita fiscale” a Coverciano per poi tornare a casa.
Il terzino, invece, è stato lui a chiedere al c.t. Mancini di poter lavorare in sede, poiché il recupero della condizione migliore dopo la rottura del tendine d’achille del piede sinistro procede ancora con cautela. Situazione ancora più differente, infine, quella legata a Matic. Il centrocampista serbo infatti, a 34 anni, ha chiuso il rapporto con la sua nazionale nel 2019 e quindi da quel momento ha potuto dedicarsi solo a giocare per le società in cui da quel momento è stato tesserato.
Il fatto di non aver giocato con le nazionali non comporta solo il vantaggio di essersi stancati meno (per chi è sceso in campo) oppure di aver evitato contatti traumatici. È proprio il modo di allenarsi, infatti, che nelle diverse selezioni è diverso. È normale, infatti, che ci sia meno intensità rispetto ai carichi di lavoro che nelle squadre di club si fanno, soprattutto perché “a casa” ogni calciatore viene seguito in modo personalizzato e questo consente di tarare gli allenamenti in modo ottimale.
FONTE: La Gazzetta dello Sport – M. Cecchini
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