Nessuno intende scomodare due totem del calibro di Totti e De Rossi, ci mancherebbe altro. Non sarebbe neanche corretto, per alcuni versi. Ma intanto questa Roma, quella che sogna di sbarcare a Tirana per la finale di Conference League, è figlia soprattutto di due uomini della Lupa: Lorenzo Pellegrini e Nicola Zalewski.
E non solo perché il gol che ha permesso alla squadra di Mourinho di uscire indenne dal King Power Stadium l’hanno confezionato proprio loro due, ma anche perché il loro attaccamento alla causa e alla maglia è forse superiore a quello di chiunque altro nella rosa giallorossa.
Del resto, Pellegrini e Zalewski, sono romani e romanisti, cresciuti a Trigoria, hanno il cuore colorato di giallo e di rosso. Come Totti e De Rossi, appunto, ma anche come Florenzi, un altro figlio di Roma che in giallorosso ha vissuto in modo intenso, nel bene e nel male.
E proprio come loro, Pellegrini ha proseguito la dinastia dei capitani nati in casa, con l’immensa gioia dello stesso Francesco Totti, che non più di tardi di lunedì scorso avventa commentato così: “Sono contento che Lorenzo si sia ripreso in mano la piazza. Ho sempre detto che sarebbe stato il capitano del futuro, molta gente ora ha capito che ragazzo è: puro e vero, un aspetto importante“.
Zalewski, invece, sta facendo un percorso diverso, ma anche a Leicester ha sorpreso per personalità, giocando senza paura o emozione una semifinale europea. Con un numero nel destino, quel venti che sta lì a distinguere i suoi anni e le sue partite in prima squadra. Ed affrontare un semifinale con così poca esperienza e così tanto carattere non era affatto scontato.
FONTE: La Gazzetta dello Sport – A. Pugliese
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