Partiamo dal campionato. Sette partite, 18 punti e i 3 lasciati per strada, con parecchi rimpianti, solo perché l’Inter di questa stagione è ingiocabile; 20 le reti fatte, 7 quelle subite, 2 gare concluse senza reti al passivo; una scalata che dal nono posto è arrivata al quinto che, oggi come oggi, vuol dire Champions.
Passiamo all’Europa: tre partite, due pareggi contro il benedetto Feyenoord che sono stati sufficienti per la qualificazione agli ottavi di Europa League; una vittoria, e che vittoria frutto di un calcio che da troppo tempo i sempre meravigliosi tifosi romanisti non vedevano, contro il Brighton. Quattro pappine al calcio del futuro di De Zerbi, una più che legittima ipoteca di una qualificazione ai quarti. Sei le reti fatte, due subite, una partita, quella contro gli inglesi, con zero gol al passivo.
Sommando: sette vittorie, due pareggi e quella sconfitta con l’Inter. Ma c’è anche altro, molto altro, che si deve dire a proposito della Roma di De Rossi. Ci sono le idee di un gioco che vuole essere sfacciato, partendo dal sin troppo facile presupposto (come non capirlo?) che le qualità migliori le ha nei suoi uomini offensivi, una coppia Dybala–Lukaku la possono vantare in pochissimi nel mondo. C’è un’armonia di spogliatoio che Il Sedici è riuscito a ricreare con la forza del suo passato, la personalità del presente, un futuro da costruire attraverso un percorso chiaro e intelligente.
Il rispetto di tutto lo spogliatoio, rigenerato dal primo titolare all’ultimo dei panchinari, coinvolto in un progetto che vuole pensare in grande. C’è un feeling meraviglioso e naturale con un popolo che sa riconoscere i suoi eroi. Un’empatia che non aveva bisogno di essere creata per il semplice motivo che c’è sempre stata. De Rossi uno di noi dicono i tifosi, è una verità assoluta che solo qualcuno in malafede può disconoscere. C’è una valorizzazione della rosa che è l’esatto contrario di quello accaduto nei due anni e mezzo precedenti. C’è una sintonia totale con la società (almeno quella che c’è), con la famiglia Friedkin sempre più felice di aver salutato Mou per De Rossi.
Ecco, alla luce di tutto questo non sarà il caso, cara Roma, di non perdere tempo e proporre, seduta stante, il rinnovo di un contratto all’allenatore e il suo staff? Noi crediamo che 10 partite in cui la Roma del Sedici ha sempre fatto vedere un crescendo di prestazioni. Miglioramenti in tutti i giocatori e un gioco sempre più identificabile siano già sufficienti per chiamare mister De Rossi e proporgli il rinnovo. Il futuro è già qui. Basta saperlo vedere.
FONTE: La Repubblica – P. Torri